
E con tanti altri buoni sentimenti come umanità, intraprendenza, creatività. Così insegna la storia di questa struttura industriale di Cherasco, nel Cuneense, nata dall’ostinazione con cui i due giovanissimi fratelli Giuliano abbracciarono un mestiere di famiglia dopo avere visto le maglie della Juve affidate alla lavanderia artigiana di mamma Bruna. Oggi Top Clean serve circa 400 alberghi, giovandosi di una quarantina di dipendenti
Luca Giuliano tra il fratello Ivan e la mamma Bruna
Ma esisterà un motivo per cui “lavanderia” fa rima con “simpatia”, no? Perché magari proprio in quella lavanderia si lavano le maglie della Juve, e non solo i tailleur della signora Clara, e perché, sempre lì dentro, ci si inventa pure la produzione di mascherine assieme a dei soci di Salerno… La risposta arriva puntuale dalla lavanderia industriale Top Clean di Cherasco, provincia di Cuneo. Impresa nata una dozzina di anni fa apparentemente dal nulla, visto che è il semplice frutto di un sogno giovanile, eppure diventata punto di riferimento per circa 400 clienti del settore alberghiero sparsi fra Piemonte e Liguria. D’altra parte, quando sei alla Top Clean, basta imbattersi nei due titolari, che sono i fratelli sognatori Luca e Ivan Giuliano, 32 anni il primo e 27 il secondo, e si è immediatamente catapultati dentro una narrazione piena zeppa di quella “cosa” strana che chiamiamo umanità, intesa non come genere umano, ma come modalità in cui uomini e donne danno il meglio di sè stessi in fatto di generosità, gentilezza e, per l’appunto, simpatia.
Né va tralasciato il pizzico d’avventura che non guasta mai quando da giovani si comincia a guardare verso il proprio futuro. “Beh, sai, quando sei un ragazzo che scopre le maglie della Juventus dentro le lavatrici del negozio di mamma, la tua visione del lavoro di famiglia cambia all’improvviso” racconta Luca Giuliano, rievocando le estati della sua adolescenza nella lavanderia artigiana gestita da mamma Bruna, a Peveragno. È quest’ultimo un paesino che si trova a pochi chilometri da Chiusa di Pesio, accogliente località pedemontana a lungo scelta dalla Juventus come sede di ritiro per prima squadra e formazioni giovanili. “È come avere la prova che in quel cestello può girare il mondo intero” ricorda l’imprenditore che, forte di quell’impressione, una volta compiuti i 18 anni, decide di seguire a modo suo le orme materne.
“Succede che accompagno mia madre in banca per depositare le firme necessarie all’acquisto di un immobile – rivela Luca Giuliano – e nell’occasione mi accorgo come non sia così complicato ottenere credito. Così torno subito dentro e chiedo il finanziamento di una lavanderia industriale da realizzare partendo da zero”. La domanda non casca propriamente nel nulla, se è vero che da quel giorno Luca Giuliano inizia a intrattenere rapporti costanti con l’istituto di credito, al quale a un certo punto presenta anche un primo business-plan. “Si trattava di un foglio di stampante diviso a metà fra spese e ricavi – chiarisce il contitolare di Top Clean – ma servì comunque a muovere le acque, diciamo che ha avuto un suo ruolo nell’ottenimento del mutuo”.
Quest’ultimo arriva nel 2011, dopo due anni di trattative con la banca, alla fine “conquistata” da una tale esuberanza di idee, e consente a Luca Giuliano di trasformare il suo sogno in realtà. Passaggio che però risulterebbe impossibile se il nostro non potesse giovarsi del sostegno indispensabile di suo fratello Ivan, “che all’epoca va ancora a scuola – spiega il maggiore dei Giuliano – ma è già pronto a dividersi fra azienda ed esami di maturità, con una dedizione alla causa assolutamente fantastica”. Nasce così a Cherasco, sempre nel Cuneense, la Top Clean, lavanderia industriale che inizialmente si dedica soprattutto a commissioni per conto terzi, tipo tappeti e piumoni che le vengono affidati da varie puliture artigiane, arrivando nel giro di qualche anno a fatturare quasi un milione di euro, il cui 85% deriva dai servizi forniti a centinaia di lavanderie del territorio, mentre i restanti 100mila euro provengono dal settore accoglienza, anche se limitato a tre soli clienti: un hotel, un ristorante e un catering.
“A quel punto facciamo un po’ di conti per capire che, se investiamo in nuove linee di produzione, forse è il caso di puntare totalmente sull’alberghiero” racconta Luca Giuliano, riavvolgendo il film di una storia che, scandita con i ritmi della Vita, non manca di pagine drammatiche. “Per noi è ovviamente impossibile dimenticare la morte di nostro padre, Bartolo Giuliano, che ci ha sostenuto sin dalla nascita di Top Clean – continua l’imprenditore. – La sua scomparsa arriva giusto alla vigilia di EXPOdetergo International 2018, molto attesa per la scelta e l’acquisto delle nuove macchine. Alla fine ci andiamo lo stesso, forse perché papà ci aveva tanto raccomandato di farlo, e la nostra vita svolta di nuovo”. Non è semplice, non è una passeggiata, anzi, sono di nuovo montagne russe, ma è proprio questa la modalità congeniale ai fratelli Giuliano, i quali, come si sarà capito, lavorano per “crescere”, e non semplicemente per fare utili.
“Ci mettiamo a fare il porta a porta, dividendoci fra Piemonte e Liguria – rivela Luca Giuliano – e, un pezzo alla volta, consumando letteralmente due automobili nel giro di pochi anni, costruiamo un portfolio di quattrocento clienti. Sono quelli che oggi serviamo con un sistema di lavaggio dotato di quattro linee per lo stiro, tre piega-spugne e nove mezzi adibiti a ritiro e consegna”. I numeri sono quelli che danno ragione di un’attività passata dal trattare gli otto quintali a settimana degli inizi alle attuali quindici tonnellate al giorno, dando lavoro a circa quaranta dipendenti. Con una capacità di adattamento a prova di qualsiasi variante, covid compreso, visto che, durante il lockdown del 2020, il calo delle commesse alberghiere viene prontamente compensato dalla produzione di mascherine realizzata in sinergia con una lavanderia di Salerno, la Nuova Del Rovo di cui è titolare l’amico Mariano Senatore.
“Mariano ci ha messo la tecnologia e noi… la forza di mio fratello Ivan – spiega Luca Giuliano – capace di farsi duemila chilometri di autostrada, con una pizza in mezzo, per andare a prendere in tempo utile i nuovi ordinativi”. Ma è quanto serve per fatturare un milione di euro durante due mesi di macchine ferme. “Al giorno d’oggi è importante essere mobili, ma anche un pochino camaleontici – conferma il contitolare di Top Clean – e lo sostengo dopo avere imparato a rapportarmi con clienti piemontesi e liguri, che sono un po’ come il giorno e la notte, gli uni e gli altri attenti alla qualità e ai volumi produttivi, ma con mentalità totalmente diverse”. Come dire che, dentro le centrifughe del negozio di mamma Bruna, assieme alle maglie della Juve girava il sale di una (terribilmente simpatica) saggezza di famiglia. •
di Stefano Ferrio
Rivista Detergo Numero 12, Dicembre 2022