La svolta avviene nel 2013, quando questa importante struttura industriale di Orbetello conclude un accordo in base a cui delega a un’azienda di eccellenza come la fiorentina Chi-Ma la filiera del lavaggio e dello stiro. Da quel momento Giuliano Picchianti concentra la propria attività solo sul servizio garantito a hotel e ristoranti, di cui diventa partner e non solo fornitore. Con contatti avviati non solo in Toscana, ma in tutta Italia, “per portare ovunque l’odore del pulito”
Parli dell'”odore del pulito” con Giuliano Picchianti, 47 anni, titolare a Orbetello, provincia di Grosseto, di una lavanderia industriale dal fatturato in crescita continua, e sono scoperte che non temono confronti. Si appura ad esempio che un bravo fotografo e un parco furgoni sono fondamentali, almeno quanto le centrifughe, per chi coltiva progetti di investimento nella lavanderia industriale del XXI secolo.
Presupponendo, ovviamente, che questo aspirante imprenditore abbia acquisito le credenziali oggi richieste dalla manutenzione del tessile, gli appariranno chiare due cose: che con un ricco campionario di tovagliato e biancheria, realizzato da un professionista della fotografia, può relazionare le proprie competenze con qualsiasi hotel o ristorante, e che, una volta firmato il contratto, sarà in grado di onorarlo solo rispettando i cruciali tempi di ritiro e consegna tramite automezzi e autisti adeguati.
Già, e le lavacontinue dotate di tunnel e “camere” fino a 24 di numero? E i sistemi di identificazione con cui seguire migliaia di capi in tempo reale? E i treni di carrelli semoventi a cui affidare i carichi di sporco e di pulito? “Sono tutte macchine e processi che conosco a menadito, ci mancherebbe, sennò oggi mica sarei in contatto con hotel lontani settecento chilometri da Orbetello – precisa Giuliano Picchianti. – Solo che, dopo averli utilizzati a livelli di eccellenza per vent’anni, ho pensato che fosse giunto il momento di una svolta. E così è stato”.
A questo punto si impone un illuminante riassunto, e Picchianti prontamente lo snocciola. “Corre l’anno 1992 quando, fresco di diploma in ragioneria, rinuncio al posto in banca per entrare in azienda con mio padre Mario Picchianti e mia madre Assunta Giovani, che da quasi vent’anni con la loro lavanderia di Porto Santo Stefano servivano ristoratori e albergatori della Maremma.
Da lì prende le mosse l’escalation che porta ben presto ai numeri tipici di una lavanderia industriale: settanta dipendenti suddivisi fra produzione, logistica e amministrazione, crescenti tonnellate di biancheria trattata e, inevitabilmente, trasferimenti in capannoni sempre più grandi”.
“Finché, nel 2013 – rivela l’imprenditore – di fronte alla necessità del terzo ampliamento nel giro di pochi anni, decido che è giunto il momento di cambiare rotta. Mi accorgo in sostanza di avere maturato un’esperienza tale da potermi concentrare unicamente su ciò che nel nostro settore fa la differenza: la qualità del servizio”.
“Da quel momento – continua – la cosiddetta produzione esce dalla Picchianti per essere destinata a quella che diventa subito una partner fondamentale dell’azienda, la Chi-Ma di Scarperia, in provincia di Firenze, un’affermata lavanderia industriale in grado di garantire capi lavati, stirati e confezionati a livello di riconosciuta eccellenza”.
Su basi così solide, in questi otto anni Giuliano Picchianti si è potuto dedicare unicamente a una qualità del servizio espressa tramite una gamma ricchissima di tessuti per hotelleria e ristorazione, un’impeccabile organizzazione logistica affidata a quattordici mezzi in perpetuo movimento e, non ultima, una capacità di relazione in grado di attrarre clienti non solo in Maremma, ma anche nel resto della Toscana, all’isola del Giglio, nonché a Roma, dove la commissione riguarda la biancheria di mille camere d’albergo.
A dimostrazione che l'”odore del pulito” scelto come motto dell’azienda è in grado di diffondersi ovunque.
Il format funziona a un punto tale da favorire contatti con lavanderie del nord a cui proporre una sinergia analoga a quella collaudata con Chi-Ma Florence per territori come l’Emilia, Milano e dintorni, il Trentino. D’altra parte, i numeri della Picchianti parlano chiaro: 1.500 metri quadrati di stabilimento più 4mila di piazzale, una media giornaliera di quasi 150 quintali di capi movimentati, 500mila euro di investimenti in biancheria solo nel 2020, alla faccia del covid. Tutto ciò è relativo a un campionario composto da cinque linee di prodotti – letto e bagno, tavola (con variante per le cerimonie), mare, residenze assistenziali, linea cortesia – dove l’eccellenza di design e tessuti è valorizzata dall’obiettivo di un fotografo professionista di nome Andrea De Maria. “Quello svolto da Andrea è un ruolo decisivo nel marketing della nostra lavanderia – spiega Giuliano Picchianti – perché le sue immagini, così definite e attrattive, consentono al cliente di individuare con esattezza ciò che vuole quanto a trend, materiali, comfort, colori”.
Si innesca così una filiera della Bellezza sulla cui scia il brand Picchianti concorre a caratterizzare la fascinosa magia di resort, fattorie, borghi, alberghi e casali del migliore turismo Made in Italy.
Un traguardo inevitabile, secondo l’imprenditore, che afferma: “In pieno XXI secolo la lavanderia è diventata il partner principale di hotel e ristoranti. Tutto il nostro settore dovrebbe prenderne atto, concentrando la produzione in pochi grandi centri d’eccellenza e finalizzando la propria missione unicamente alla qualità del servizio”.
È la strada indicata da un quanto mai sovrano “odore del pulito”.
Ormai dominante a un punto tale che Giuliano Picchianti sta concretamente progettando di farlo annusare dentro una camera d’albergo…
Nella prossima puntata di un’avventura d’impresa per cui non teme confronti. •
di Stefano Ferrio
Rivista Detergo Febbraio 2021