Ospita troupe di fiction televisiva, veste squadre di calcio a 5, emula Amazon in ritiri e consegne, fa capolino ai “Soliti ignoti” di Raiuno. E’ lo stile del titolare Francesco Macone, che in questa struttura industriale ha iniziato come garzone tredicenne e oggi dà lavoro a trenta dipendenti per servire oltre 120 fra hotel e ristoranti

Quanti sorrisi nei salotti di Gaeta, quattro anni fa, quando, ai “Soliti Ignoti”, il programma serale di Raiuno, uno degli sconosciuti di cui indovinare la professione è Francesco Macone.

Perché, la sera del 6 novembre 2017, nella bella cittadina tirrenica in provincia di Latina anche i sassi, potendo parlare, darebbero al presentatore Amadeus la risposta giusta fra quelle comparse accanto a quel volto in primo piano, precisando che un così impassibile signore non taglia siepi, non vende formaggio provolone, e neppure è proprietario di una scuola guida. Sono tutte ipotesi nemmeno immaginabili per chi sa che l’unica lavanderia di cui si servono oltre 120 fra alberghi B&B e ristoranti di Gaeta, Sperlonga e isola di Ventotene è la Laundromat di cui Francesco Macone è titolare dal 2006, dando oggi lavoro a una trentina di dipendenti, distribuiti fra laboratorio e due punti di consegna.

D’altra parte, pur non abitando in quell’evocativo angolo d’Italia al confine tra Lazio e Campania, anche il concorrente di turno, dopo averlo studiato attentamente, e avere notato che calza scarpe idrorepellenti, tipiche di chi lavora in ambienti umidi, centra la definizione esatta da 30mila euro, ovvero “lava tappeti”. “Non so se ce l’ho scritto in faccia che mando avanti un’attività del genere – spiega il quarantenne Francesco Macone – ma, se così fosse, di certo non mi stupirebbe, perché io e la lavanderia siamo un tutt’uno da quando ho l’età della ragione”.

“Per la precisione ho appena 13 anni – racconta – quando d’estate inizio a lavorare qui come garzone accompagnatore dell’autista che fa ritiri e consegne con il furgone. Mi ritrovo quindi alle dipendenze dell’allora titolare Vincenzo Di Sarcina, che ha avviato la lavanderia nel maggio 1968, dandole questo nome non a caso americano, perché i suoi primi clienti sono le migliaia di militari statunitensi di stanza nella base di Gaeta”.

“Sin dal primo momento – continua l’imprenditore – è come se mi si attaccassero addosso tutti i suoni, gli odori e i colori di un luogo destinato a costituire per me una scelta di vita. Tanto è vero che, una volta diventato maggiorenne, inizio a lavorarci a tempo pieno, fino a rilevare l’attività dal signor Vincenzo, il quale resta per me un autentico maestro, con cui tuttora mi consulto sulle scelte da fare per lo sviluppo di Laundromat”.

E qui è come se si tornasse al primo piano del solito ignoto che lava tappeti, perché in realtà gli autori del programma di Raiuno azzeccano con lui un imprenditore della lavanderia quanto meno “esemplare” per quanto riguarda la manutenzione del tessile negli anni Venti del ventunesimo secolo. “Vogliamo parlare degli inizi? – se ne viene fuori in proposito Macone. – Quando, nel marzo del 2006, acquisisco la Laundromat, ormai siamo in piena crisi economica, e ho a che fare con clienti molto spartani, se così posso dire, perché attenti soprattutto al prezzo, senza badare nello stesso modo alla qualità del servizio. Non è colpa loro, è l’indotto che anche a Gaeta e dintorni sembra poter sopravvivere solo sui ribassi continui delle tariffe praticati da altre lavanderie”.

“Io invece tengo duro sul principio di un prezzo di mercato per un servizio di qualità, e i fatti mi danno ragione – rivela l’imprenditore. – Al giorno d’oggi la Laundromat è l’unica attività industriale di riferimento di un intero territorio, dove i clienti sono cresciuti, in tutti i sensi, assieme a una lavanderia giunta a produrre una media di quattro tonnellate di biancheria al dì. Ciò è possibile grazie a un’organizzazione ben precisa, dove posso occuparmi di persona anche di quella relazione continua che è alla base di un rapporto di fiducia con la clientela, mentre mia moglie Flavia Chinappi si dedica all’amministrazione dell’azienda e mio fratello Salvatore sovrintende alle macchine e al personale”.

“Dopodiché, intendiamoci, la qualità non è che uno se la inventa dal nulla – precisa il titolare della Laundromat. – Occorre invece ottenerla dal lavoro quotidiano, come si può vedere nelle linee che funzionano in azienda: lava centrifughe, una da 200 chili, due da 100, una da 50, una da 30 e tre da 15, più due mangani per lo stiro. Così ogni capo ha una sua destinazione precisa, e alla fine viene piegato a accatastato a mano da due dipendenti, con quella cura artigianale sconosciuta a qualsiasi macchina, e ditemi se questo non è importante per un ristorante che deve sfoggiare i suoi tovaglioli accanto ai piatti dei clienti, o per una camera d’albergo dove l’ospite guarda immediatamente al pregio della biancheria”.

“Infatti – rivela Francesco Macone – al giorno d’oggi i ristoratori e gli albergatori di ultima generazione non ti piovono mica addosso come un dono del cielo, ma è vero piuttosto che ti scelgono sulla base dei servizi offerti, e della puntualità assoluta con cui li garantisci. E dirò di più, questi clienti bisogna pure andarli a cercare, magari imparando da Amazon, come ho fatto io”.

Il paragone fra una lavanderia italiana e il player “omniservice” del mercato globale è quanto meno stimolante, e Macone lo precisa così: “Come Amazon, noi della Laundromat usiamo i magazzini e i mezzi che servono per raggiungere tutte le attività del territorio. Qui non ci sono solamente gli hotel da servire con il furgone, ma anche i piccoli ristoranti dove basta l’Apecar o uno dei due Doblò, e aggiungiamo pure certi bed & breakfast da due camere, ricavati in luoghi bellissimi ma un po’ impervi, dove va benissimo lo scooter. Di sicuro, una specie di palestra formativa è stata la piccola isola di Ventotene, nella quale alberghi e ristoranti si concentrano nello spazio di quattro campi da calcio”.

L’importante è non fermarsi mai, fa capire Francesco Macone, comprensibilmente fiero del dinamismo espresso dal semplice ed elegante logo aziendale, tre gocce in perpetuo movimento inventate dal grafico Antonio Romi e pubblicizzato da Nicola Di Liegro. Compaiono anche sulle maglie della Laundromat Gaeta Futsal, squadra di calcio a cinque iscritta al prossimo campionato di serie C2, “perché un’azienda, nel 2021 – spiega l’imprenditore-presidente Macone – deve proporsi come presenza viva che contribuisce allo sviluppo del territorio, in questo caso occupandosi di sport giovanile”.

Come si sarà intuito, vietato porre freni all’intraprendenza del signor Francesco, comprensibilmente fiero anche del successo del servizio “delivery” lanciato lo scorso anno tramite una app, usando la quale il cliente gestisce dal proprio privato ritiri e consegne, senza doversi spostare. “Una volta lessi proprio su Detergo che una lavanderia è un tale incrocio di vite ed esperienze da diventare il set ideale di una serie Tv – svela in un finale colpo di scena da “Soliti ignoti” – e sentii così di avere ragione, perché due puntate-pilota di un serial le avevo già girate dentro la Laundromat, ispirato anche da quanto si ritrova fra le lenzuola degli alberghi… per il momento è un progetto bloccato, ma vuoi mai che un giorno ci siano le circostanze per riprenderlo in mano…”.

Spettacolare e inesauribile, il Francesco Macone pronto a concludere così: “D’altra parte, sempre in un servizio di Detergo mi sono imbattuto in un collega che, per comunicare all’utenza, il senso del proprio lavoro aveva inventato lo slogan Noi siamo il tempo che vi manca. Da quel giorno l’ho fatto mio”.

di Stefano Ferrio
Rivista Detergo Giugno 2021