La prestigiosa certificazione appena conseguita equipara la nuova lavanderia di Vadena agli standard delle più avanzate realtà di Germania e Scandinavia. Un ottimo incipit per la società mista avviata da azienda sanitaria Asdaa e impresa privata Sabes per lavare tutta la biancheria dei sette ospedali dell’Alto Adige
Il futuro inizia sovente dove non buttiamo lo sguardo, attratto ogni volta da scandali, malaffare, arretratezze di enti pubblici e privati.
E da cosa possiamo dunque riconoscerlo, il futuro? Dalla trasparenza, ad esempio. Dalla vasta e lucente facciata, tutta a vetri, della Wabes, lavanderia industriale che, alle porte di Vadena, non opprime con i suoi volumi ma, al contrario, ingentilisce di umana operosità alture e frutteti di una ridente val di Fiemme. Una veste elegante, perfettamente integrata nell’ambiente circostante, connota dunque questa fabbrica, ispirata da virtuosa sinergia fra un ente pubblico come l’Asdaa, l’azienda sanitaria dell’Alto Adige, e un’impresa familiare di consolidato prestigio come la lavanderia Sabes dei fratelli Christian e Markus Haas. A unirle è una “mission” di indiscutibile valore: lavare in un’unica sede le tonnellate di biancheria e divise quotidianamente utilizzate dai sette ospedali che fanno riferimento all’Asdaa.
Da cui si comprende che il futuro è non solo fuori, ma anche, e soprattutto, dentro la Wabes, inaugurata nello scorso aprile dopo lunga gestazione. L’azienda corona non a caso nove anni di progetti e sacrifici con una conquista di assoluto rilievo: il conferimento della Ral 992/1-2-3. Si tratta di una certificazione di eccellenza che potremmo definire “avanzata” per come comprende e supera tutti i parametri imposti a livello globale dall’Iso, l’organizzazione mondiale per le normative tecniche. Ral 992 significa equipararsi agli standard di alta qualità che caratterizzano le lavanderie industriali di Germania e Scandinavia, da sempre all’avanguardia nel settore. “Credo sia facile capire l’orgoglio che proviamo nell’essere i primi in Italia a vantare la Ral 992/1-2-3 – dichiara un soddisfatto Markus Haas – anche perché, come indicato dai tre numeri progressivi dopo la barra, è una certificazione che riconosce alla Wabes il massimo della valutazione possibile non solo per il settore sanitario, ma anche per il commerciale e l’alimentare, qualora volessimo lanciarci in quei settori”.
Festa grande, quindi, nel giorno della consegna del prezioso attestato, che viene consegnato da Ludger von Schönebeck, direttore operativo della Hohenstein, la società tedesca a cui è stato dato mandato di attribuzione della Ral. Brindano nell’occasione, oltre ai due fratelli Haas, il presidente di Wabes, Hartmut Gamm, nonché il direttore generale dell’Asdaa, Thomas Schael, comprensibilmente lieti di sancire nel modo migliore l’avvio di questa PPP, acronimo che sta per Public Private Partnership, modello di impresa misto, pubblico e privato, su cui vengono riposte ragionevoli speranze per quanto riguarda ambiti cruciali come la sanità.
Di nuovo il futuro, quindi, inteso come scenario possibile di uno stato sociale in grado di trasformarsi sulla base di nuovi bisogni, modelli, priorità. Ponendosi in tal senso come esperimento pilota, la Wabes ha fatto bene i suoi conti puntando a una Ral 992 che significa il massimo dei parametri esistenti in tema di igiene, gestione dei cicli di lavaggio, rispetto dei valori microbiologici previsti. “Ma è una certificazione che impone di non sedersi sugli allori – precisa Markus Haas – dato che, una volta conseguita, bisogna tenere le porte aperte per ogni, eventuale controllo a sorpresa da parte degli istituti preposti. Se una qualsiasi cosa non è in ordine, viene concessa una sola chance di correre ai ripari. Alla seconda infrazione rilevata, la Ral 992 viene ritirata per sempre”.
D’altra parte la sfida è nel dna dell’azienda madre della Wabes, la Sabes, lavanderia nata nel 1961 come laboratorio artigiano su intuizione del sarto Florian Haas e di sua moglie Maria. Trent’anni dopo la trasformazione in impresa industriale con il passaggio delle consegne ai due figli Christian e Mark, tuttora affiancati, all’interno dell’azienda, dalla sorella Miriam. Un sano gusto per la “competition” porta dunque la Sabes a cogliere, ancora nel 2007, il bando relativo a questa lavanderia unica per i sette ospedali dell’Alto Adige. Inizia da lì l’odissea che, rintuzzando di volta in volta ogni ricorso presentato dalla concorrenza, porta i fratelli Haas all’affermazione finale, resa possibile da due partner bolzanini di riconosciuta autorevolezza come lo studio Stahlbau-Pichler per la progettazione edilizia, e Atwanger Spa per l’impiantistica interna. Una volta realizzato lo stabilimento, si è proceduto a dotarlo di macchinari per lavanderia Kannegiesser alimentati da prodotti chimici Ecolab.
Dal 12 aprile scorso la Wabes è operativa, attualmente destinataria di biancheria e divise di cinque dei sette ospedali della Asdaa, ovvero quelli di Bolzano, Merano, Vipiteno, Silandro e Bressanone. Con gli inserimenti degli ultimi due, Brunico e San Candido, si potrà passare, nel rispetto del bando, allo step successivo, ovvero il servizio di noleggio per tutti e sette gli ospedali di divise e biancheria forniti da Wabes. In quel momento – si prevede la primavera del 2017 – l’azienda passerà a pieno regime, affidando ai 40 dipendenti fino a 16 tonnellate di biancheria al giorno, spartita fra due grandi lavacontinue e tre centrifughe di più piccole dimensioni.
Sarà in ogni caso un futuro da cui ne nascerà un altro.
di Stefano Ferrio
RIVISTA DETERGO
DICEMBRE 2016