Non lontano dal monastero che ha ispirato una delle più famose canzoni partenopee, girano le macchine “wetcleaning” della bottega condotta con sapienza artigianale dai coniugi Andrea Gaeta e Anna Persico. Un negozio di riferimento non solo per i tanti, affezionati clienti, ma anche per teatri, università e bed & breakfast del centro storico

Lavanderia nel cuore di Napoli, la “Santa Chiara” che mostra le sue insegne ai civici 36 e 37 di via San Giovanni Maggiore Pignatelli. Dove, già il nome della strada, a chi conosce la città, fa capire che siamo in pieno centro storico: a pochi passi dalla basilica di San Giovanni, ma anche dal complesso monumentale di Santa Chiara, di cui fa parte il monastero divenuto famoso per avere ispirato una delle più famose canzoni napoletane.

Una posizione centrale che spiega come alla “Santa Chiara”, oltre alla normale utenza di tipo familiare, si rivolgano le compagnie teatrali per i loro guardaroba, i bed and breakfast per la loro biancheria, le agenzie di catering per i loro tovagliati, le università per le tappezzerie delle proprie sale. In modo che la sua ubicazione non sembri affatto un caso, ma una necessità, dettata dallo stesso “genius loci”, lo spirito del luogo, a cui si devono riferire le pasticcerie, le pizzerie e le botteghe artigiane di una città unica al mondo. La stessa ragione per cui il titolare Andrea Gaeta, 48 anni, precisa che dentro un negozio del genere il pulito può solo profumare, alludendo in questo modo all’evoluzione professionale che, da qualche anno a questa parte, lo ha portato a utilizzare macchine a idrocarburi e lavatrici per wetcleaning, altamente sostenibili, qualificandosi ancora più di prima come “Problem Solver”, in grado di risolvere qualsiasi problematica legata alla manutenzione del tessile. Nel segno di una sensibilità artigiana in continuo progresso.

“Sin da quando ho aperto la lavanderia, per la precisione il 15 maggio 2000 – spiega Gaeta – mi sono misurato con le caratteristiche di un centro storico dei nostri tempi, sempre più pedonalizzato e tutelato, con una ztl ampliatasi nel corso degli anni”. “Ma, in effetti, un esercizio come questo non ha bisogno di essere raggiunto in auto dai clienti – continua Andrea Gaeta – perché l’adattabilità e la versatilità fanno parte del suo Dna, tanto è vero che sono io, quando occorre, a consegnare e ritirare i capi a domicilio, utilizzando una Panda Van con cui percorro stradine e vicoletti della Napoli più antica”.

Da qui si capisce come la parola “cuore” abbia a che fare con un centro culturale, e non solo topografico, di Napoli. Perché è difficile immaginare un’attività commerciale più “napoletana” della lavanderia Santa Chiara, dove il prezzo è fissato da un unico fattore che è la “qualità del servizio”, frutto di ingegno e fatica fisica applicati a macchine di eccellenza. Per Andrea Gaeta è una questione di famiglia, come ha modo di chiarire raccontando la sua storia professionale, che comincia nella prima infanzia. “Avevo sette anni – racconta – quando d’estate ho iniziato a dare una mano nella lavanderia del fidanzato di mia sorella Rosaria, poi divenuto suo marito, e tuttora titolare di una pregiata attività di manutenzione del tessile nell’hinterland napoletano”.

“Da quel momento in poi ho gradualmente imparato il mestiere – continua Gaeta – e, una volta diventato adulto, ho sentito che potevo farlo di persona. Così, con l’aiuto di mio fratello Gennaro, che nei primi anni mi ha dato una mano sotto il profilo amministrativo, ho avviato la lavanderia Santa Chiara, tipica azienda familiare, attualmente mandata avanti da me e da mia moglie Anna Persico. Quando, durante questi periodi di chiusure dovute al Covid, ci portiamo in bottega nostro figlio Vincenzo, che ha sette anni, mi sembra di rivedere me all’inizio di questa lunga avventura”.

“Sostanzialmente io mi occupo del lavaggio, e Anna dello stiro, anche se, ovviamente, conosciamo ambedue ogni aspetto del mestiere” chiarisce Andrea Gaeta, andando a presentare il parco macchine della Santa Chiara: tre lavatrici, un essiccatoio, due linee di stiro. E’ un corredo tecnologico caratterizzato dalla svolta del lavaggio a idrocarburi. “Necessario – commenta Andrea Gaeta – per accogliere chi entra nel profumo del pulito, e non più in quel forte sentore chimico, dominante fino a qualche anno fa”. “La lavanderia Santa Chiara – aggiunge – è la dimostrazione che l’eccellenza del servizio si raggiunge anche utilizzando prodotti più sostenibili e per nulla inferiori nel garantire la qualità del capo pulito. Ci vuole solo un minimo di accortezza in più, individuando macchie di un certo tipo, come quelle prodotte da penne biro e rossetti, così da passarle rapidamente con lo smacchiatore, prima dell’introduzione in lavatrice. Poi, i risultati saranno splendidi e indiscutibili, come possono testimoniare centinaia di clienti”.

Fra questi ultimi compaiono anche due teatri, il Bellini e il Mercadante che, prima della sospensione degli spettacoli dovuta alla pandemia, si servivano abitualmente della “Santa Chiara” per i capi delle compagnie in scena, così come facevano bed & breakfast e resort del centro di Napoli. “Speriamo che tutto ciò riprenda il più presto possibile – commenta Andrea Gaeta – non solo per la nostra lavanderia, ma per la vita della comunità intera. Rispetto a un anno fa, noto intorno a me meno paura del virus, forse, ma di sicuro molta più depressione. Segno che dobbiamo al più presto tornare a teatro, a fare viaggi, ad abbracciare gli altri”.

Nell’attesa, abbiamo tutti bisogno di vedere chi, intorno a noi, continua a fare in modo impeccabile la propria parte. Come la lavanderia Santa Chiara di Napoli.

di Stefano Ferrio

Rivista Detergo  Aprile 2021