TALENTO ITALIANO — Così la lavanderia di Mariella è andata a fuoco… per risorgere grazie anche ai suoi clienti

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Una meravigliosa storia di solidarietà questa della Mancini Laundry Dolphin, gestita a Marano, in provincia di Napoli, dalla titolare Maria Castellone. Distrutto nel giugno scorso dall’incendio dovuto a un corto circuito, in appena un mese il negozio riapre le porte per effetto del sostegno di un’intera famiglia e di tanti abitanti del posto, riconoscenti verso chi ha avviato un servizio così prezioso in un territorio che ne era privo. Una generosità che prevale alla grande sul punto di vista di quanti minacciano contenziosi per una camicia andata in fumo

Il tempo di una scintilla, e tutto può succedere. Anche vedere i frutti del proprio lavoro andare a fuoco per poi risorgere dalle ceneri grazie a tanta, inattesa generosità.

Una scintilla è qualcosa che, in termini di secondi è più vicino allo zero rispetto all’uno, eppure è quanto basta per provocare disastri, rivoluzionare esistenze, sovvertire valori, ma anche regalare le più inaspettate sorprese. C’è chi sperimenta nella propria vita cosa può significare, questo lampo, ed è sempre bene ascoltare la sua esperienza, farne tesoro per qualsiasi futuro abbiamo davanti.

A questo proposito Maria Castellone, da tutti chiamata Mariella, è una signora napoletana di 44 anni che può rivelare nei dettagli cosa ha combinato un corto circuito nella sua vita, in quella del marito Fabio Mancini, operatore sanitario, e delle loro stupende quattro figlie. Mariella Castellone è titolare della Mancini Laundry Dolphin, lavanderia artigiana che ha aperto dodici anni fa nel quartiere di San Rocco, a Marano, paese dell’hinterland di Napoli, e la sera del 5 giugno scorso chiudeva il proprio negozio, dove lavora assieme a una stiratrice, Anna Maria, felice di andare in un un bel ristorante di Napoli a festeggiare in famiglia il compleanno di Fabio.

“La vita ti sorprende in qualsiasi momento, è proprio il caso di dirlo – racconta Mariella, con  la sua voce di donna forte e fiduciosa – infatti mai avremmo pensato, mentre si brindava spensierati, di ricevere una telefonata del genere, e invece è proprio così… Ci chiamano per dirci che la lavanderia ha preso fuoco e che sono già arrivati i pompieri”. Lo choc, la concitazione, le corse, il cuore in gola, la paura che stia accadendo qualcosa di irrimediabile, sono tutte sensazioni che attraversano come sciabolate la mente di chi si precipita in macchina sul luogo del disastro, e nemmeno a Mariella Castellone sono state risparmiate. “Finché arriviamo – continua – e vediamo tutto il peggio che potevamo immaginarci: la lavanderia avvolta dal fumo, i pompieri che corrono avanti e indietro, la gente per strada. Il mondo, in quel momento, ci crolla addosso, ed è terribile apprendere che tutto ciò sarebbe successo per il corto circuito di una macchina spenta, la più banale delle casualità”.

Sembra in effetti la fine peggiore possibile di un film iniziato per la titolare della Mancini Laundry Dolphin ancora quando, più di vent’anni fa, si fidanza con Fabio, la cui famiglia gestisce una lavanderia a Rione Alto, quartiere di Napoli. Da qui la decisione, presa assieme al marito, di intraprendere a sua volta un’attività del genere, prima in città, e poi nel vicino paese di Marano.  “Un’autentica avventura – ci spiega – perché apriamo questo negozio in una zona periferica dove c’è poco altro, solo bar, ristoranti e pochi commerci. Eppure i fatti ci danno ragione, perché evidentemente di una lavanderia c’era bisogno in questo quartiere, dove il passaparola ci porta presto i clienti”.

La sera del 5 giugno molti di quei clienti sono lì in strada, a partecipare al dolore della loro lavandaia di fiducia, a incoraggiarla con le parole dettate dalla solidarietà. “Alcuni piangono proprio, non potrò mai dimenticarlo – rivela Mariella Castellone – si può dire che piangono al posto nostro, perché lo choc ci toglie perfino le lacrime. Inoltre dobbiamo subito concentrare le nostre energie sulla situazione da affrontare; capiamo infatti che, grazie al pronto intervento dei vigili del fuoco, le murature sono salve, gran parte dei capi lasciati in consegna è finita in cenere e le macchine sono da buttare via”.

Un quadro grave, ma forse non irrimediabile, è quello che si presenta davanti alla famiglia Mancini-Castellone. “Certo – riprende Mariella, ridendoci un po’ sopra dopo il tempo trascorso – se dovevo dare retta a chi, con il negozio ancora in fiamme, veniva a chiedermi cosa ne era della sua camicia da trenta euro, mi sarebbero solo cascate le braccia e avrei chiuso baracca per sempre. Ma per fortuna si facevano vivi anche quelli già pronti a dare una mano, come la signora Amalia che, dopo avere saputo del suo abito da sposa andato in fumo, ha detto di non preoccuparci, che tanto lei non si sposa di nuovo”.

L’incendio della Mancini Laundry dà vita così vita a una commedia in cui non manca nulla di quanto caratterizza il genere umano, anche se le corte vedute di chi avvia contenziosi per il proprio tailleur perduto vengono sonoramente spazzate via dalla straordinaria generosità di quanti invece partecipano con concreti contributi alla rinascita della “loro lavanderia”. “Più che clienti, si sono rivelati amici veri, meravigliosi – commenta la signora Castellone – così come formidabile è stata la solidarietà ricevuta da tutta la famiglia: mio suocero Oreste, 77 anni, era qui ogni giorno ad aiutare, lo zio Giovanni ha provveduto al restyling completo dell’arredo, mio cognato Diego si è occupato di gestire una sottoscrizione tramite i social, e poi come non dimenticare il supporto continuo ricevuto da mio fratello Antimo, la presenza fondamentale di due tecnici come Geremia e Marco, oltre ai piccoli grandi gesti di un’infinità di persone…” “Il risultato di tutto ciò – conclude Mariella – è che il 12 luglio, ad appena quaranta giorni dall’incendio, eravamo tutti a festeggiare la riapertura del negozio, risorto come la fenice dalle proprie ceneri”.

Oggi, quattro mesi dopo, la Mancini Laundry Dolphin di Marano riconsegna come nuovi pregiati abiti da sera, restaura scarpe, risana trapunte, lava e stira camicie di nonni, figli e nipoti. Come fa con passione artigiana da ormai dodici anni. Per la felicità di una famiglia, e di un quartiere intero.

 

di Stefano Ferrio

DETERGO

OTTOBRE 2019