
In soli tredici anni, dopo avere rilevato una lavanderia in uno degli angoli più signorili di Milano, Caterina e Maurizio, figli di emigranti rimpatriati dalla Svizzera, si sono costruiti l’immagine di due impeccabili professionisti del pulito, in grado di far risplendere gli eleganti vestiti della loro affezionata clientela. Con una specializzazione maturata nel perfetto “restauro” di vesti nuziali, trasformate dalla lunga cerimonia in autentici “campi da battaglia”.
Abiti da sposa. Dopo i lanci di riso, le decine di cincin e gli spettacolari tagli di torta, si trasformano sovente in “campi di battaglia”. Quelli che solo certe lavanderie artigiane sanno accuratamente “bonificare”, e non necessariamente al rientro dal viaggio di nozze.
C’è infatti chi ripristina il suo lungo bianco una vita dopo il giorno in cui lo ha “incellofanato” così come se lo è sfilato di dosso, a poche ore dal fatidico “sì”: magari lordo di fango sotto lo strascico, “trafitto” da una goccia di rossetto caduta durante tutti quei baci, ingiallito dove il tempo ha lentamente posato il suo alone.
Come una signora peruviana, a cui lo disegnò addirittura il padre stilista, giusto trent’anni fa. Inevitabilmente affranta quando glielo chiedono per rendere ancora più sorprendente una sfilata di moda e non sa proprio come riportarlo all’antico splendore. Finché, consigliata da qualcuno, non mette la testa dentro la lavanderia Dolce, il cui significativo nome deriva dai due titolari, Caterina e Maurizio Dolce, 53 anni lei e 43 lui, fratelli di origini lucane che la gestiscono in un signorile e appartato angolo di Milano, non lontano da Porta Romana. Due autentici e riconosciuti restauratori di vesti nuziali, giunti a questa fama in soli tredici anni di un’attività vissuta sì in modo altamente professionale, ma anche all’insegna delle relazioni umane.
Come quella cliente peruviana ha potuto appurare, si entra infatti in questo negozio per essere accolti dalla più cordiale e costruttiva “dolcezza”, di modi e di parole, avendo subito l’impressione che chi ha un problema da risolvere qui venga accuratamente “ascoltato”. “Io dico sempre che se un qualsiasi vestito non ha una bella macchia da lavare, mi diverto di meno a pulirlo” esordisce Maurizio Dolce, con uno dei suoi franchi sorrisi. È indubbiamente il piglio giusto per affrontare le autentiche sfide rappresentate da questi abiti matrimoniali, notoriamente lunghi, pesanti e, in teoria, bianchissimi. Sono tre caratteristiche che fanno immediatamente capire la fatica fisica e la maestria artigianale da mettere assieme nel sollevare, rigirare, esaminare palmo a palmo, lavare e smacchiare capi da riportare allo splendore che così tanti “oh” di meraviglia (e di invidia) seppe suscitare in quel fatidico giorno in cui la sposa finalmente comparve sulla soglia di una chiesa o di un municipio.
Quasi inutile precisare che quella signora peruviana, il giorno del ritiro del capo, se ne è uscita dalla lavanderia Dolce estasiata e incline alla lacrima, esattamente come il giorno in cui si affacciò in strada, mano nella mano del fortunatissimo sposo. Il suo lungo bianco, disegnato e tagliato da un così amorevole padre, poteva affrontare qualsiasi passerella dopo il trattamento ricevuto dai fratelli Dolce.
“Ormai so per esperienza – commenta Caterina – che più un abito da sposa arriva qui macchiato e stropicciato, più grande è stato il divertimento a quel matrimonio, dove evidentemente la festa ha preso la mano un po’ a tutti, com’è giusto che sia, in una giornata del genere”. E la riprova le arriva puntualmente dalle confidenze con cui tante spose le affidano le loro vesti, raccontando di quanto emozionante è stato l’arrivo in chiesa, di quanta allegria hanno portato gli amici del cuore, e di quanto casino si è fatto, ballando fino a ore piccole.
È lo stesso clima, di cordialità e freschezza, che si coglie all’arrivo di ogni signora in negozio, da quella amichevolmente accolta dopo le ferie estive, all’altra incoraggiata ad andare a trovare la figlia, appena trasferitasi in Spagna. “È così – racconta ancora Caterina Dolce – da quando abbiamo rilevato con tanto entusiasmo e un po’ di incoscienza questa attività dalla proprietaria precedente, che se ne andava in pensione. Ma bisogna sapere che io e mio fratello siamo nati in Svizzera da due genitori emigranti, e che dopo avere lavorato in altri settori, avevamo tutti e due una gran voglia di costruirci un’identità professionale nel nostro Paese. Se ce l’abbiamo fatta con questi risultati, è stato perché, oltre a usare le macchine, abbiamo imparato a costruire e a mantenere relazioni con qualsiasi cliente si presentasse in questo negozio”.
“E’ davvero un impegno continuo, a tempo pieno – precisa Maurizio. – Soprattutto oggi in cui si è obbligati a essere costantemente sui social, dove d’altra parte i contatti si moltiplicano. Adesso che, grazie al consiglio della fioraia qui all’angolo, siamo anche su Instagram, si fanno vivi Vip di ogni tipo, anche noti personaggi televisivi o blogger che vanno per la maggiore. Ci contattano perché dalle foto capiscono che, operando in questo quartiere, trattiamo soprattutto capi firmati, vestiti da sera, abiti da cerimonia. Evidentemente non c’è questa grande offerta di lavanderie artigianali nemmeno in una metropoli come Milano, per cui arrivano da noi. E noi, ovviamente, vediamo sempre come accontentarli”.
Fra un sorriso e l’altro, Caterina e Maurizio ti comunicano quanto importante è stato per loro vincere questa grande sfida, affrontata puntando esclusivamente sulla qualità. Lo hanno fatto lavorando per clienti che, mettendo nelle loro mani così preziosi guardaroba, erano anche i giudici più severi. Dai quali sono stati promossi a pieni voti.
by Stefano Ferrio
RIVISTA DETERGO
OTTOBRE 2018