La tematica del digitale è una dimensione molto attuale perché riguarda circa il 25% delle attività di un’impresa ed è trasversale perché impatta anche su aspetti ambientali e sociali oltre che di business. Dal modo con cui un’azienda si approccia al digitale, si può determinare il livello evolutivo, di responsabilità e di efficienza. Parlare di trasformazione digitale, però non può e non deve ridursi a parlare di “digitalizzazione”
È necessario che le imprese del settore lavanderia abbiano consapevolezza delle caratteristiche e delle dinamiche della rivoluzione in corso, degli impatti, delle opportunità e delle minacce che compor- tano i nuovi scenari aperti dai processi trasformativi attuati da elementi come: i big data, l’intelligenza artificiale, l’internet of things, i social media, la sharing economy, la blockchain, Industry 4.0 e tanti altri concetti. Ma soprattutto consapevolezza del reale senso della dinamica trasformativa della rivoluzione in corso. Si stima che le tecnologie digitali possano contribuire alla riduzione di circa il 15% delle emissioni globali attraverso soluzioni applicate all’energia, alla produzione di beni, al settore servizi e a quello dei trasporti, alla gestione del traffico, all’agricoltura e in generale all’uso del suolo.
La cosa da tenere in considerazione che la trasformazione digitale non impatta solo sui processi cambiando il modo in cui si fanno le cose, ma è un’opportunità per sviluppare un cambiamento sulle persone. Se si avvia un percorso di sostenibilità digitale responsabile, si potranno avere grandi benefici in termini di riduzione di costi, tempi e impatto ambientale sulle operation. Queste emissioni vengono raggruppate sotto il concetto di «impronta di carbonio digitale», oppure Digital Carbon Footprint: un indicatore che ci permette di quantificare le emissioni legate al cloud e di identificare le azioni da portare avanti per contenerle e ridurle. L’altro aspetto da tenere in considerazione è l’impatto della produzione, dell’utilizzo e della trasmissione dati dei dispositivi digitali che provoca emissioni di CO2 maggiori di quanto si pensi.
Secondo una stima, nel 2019 circa 4,1 miliardi di persone in tutto il mondo hanno un accesso a Internet (de.statista.com). Ogni singola ricerca, ogni video in streaming e ogni tipo di cloud computing, eseguito miliardi di volte, produce un fabbisogno di energia sempre più consistente a livello globale, e quindi anche emissioni di CO2 crescenti. La parte del leone dell’impronta di carbonio digitale la fa lo streaming dei video, a causa dell’elevata quantità di dati in essi contenuta. A titolo comparativo, l’utilizzo di un motore di ricerca o l’invio di semplici testi di e-mail hanno effetti solo limitati.
fonte source:
www.raconteur.net
Da dove iniziare a trasformarsi digitalmente in modo semplice e sostenibile?
I primi passi verso una sostenibilità digitale in lavanderia possono essere fatti seguendo delle buone pratiche che sono state pubblicate in un decalogo realizzato da Enel e denominato Digital Circular Assets (www.enel.com). Seguendo queste semplici regole si possono ridurre i costi e i consumi, gestire gli asset digitali dell’impresa nel rispetto dei principi dell’economia circolare, promuovendo l’estensione di vita utile dei dispositivi, il riciclo e il riuso. Ho raccolto anche altre best practice che permettono di gestire responsabilmente una serie di processi digitali sia in azienda che nella vita di tutti i giorni. Seguendo questi principi le aziende avranno un doppio beneficio misurabile: uno in termini di riduzione di costi energetici, che impatterà positivamente sulla bolletta e l’altro in termini di riduzione di emissioni di CO2.
Ecco le 13 best practice:
1. prestare attenzione ai propri “comportamenti digitali”;
2. spegnere i dispositivi digitali quando non vengono utilizzati o mettere in modalità risparmio energetico i dispositivi digitali durante l’uso;
3. utilizzare la posta elettronica in modo responsabile:
a. scrivere un’e-mail solo quando è necessario;
b. limitare l’invio di allegati;
c. usare l’opzione “rispondi a tutti” quando serve davvero;
d. svuotare periodicamente il cestino della casella di posta elettronica, eliminando le e-mail ormai inutili;
e. cancellare le iscrizioni alle newsletter non più di interesse.
4. utilizzare reti Wi-Fi anziché mobile;
5. limitare al minimo gli streaming audio e video: lo streaming dei video causa il 75% del traffico dati digitale. Produzione del terminale (smartphone, laptop, televisore), rete Internet, per lo più coinvolti diversi centri di calcolo e server/router, utilizzo energetico, del terminale durante lo streaming. Il download richiede a confronto molta meno energia. Salvare i dati localmente, utilizzare il cloud il meno possibile;
6. ascoltare canzoni come audio anziché guardarle in streaming come video su YouTube o guardare il video con una risoluzione più bassa (www.carbonbrief.org);
7. chiudere le pagine web dopo averle visitate, per evitare traffico dati non necessario;
8. mettere in modalità “aereo” gli smartphone quando dormiamo, in modo da impedire il traffico dati legato alle connessioni Wi-Fi;
9. scegliere prodotti e servizi digitali energeticamente più efficienti;
10. utilizzare i dispositivi più a lungo: la durata di utilizzo media di uno smartphone è di soli due anni, quella di un televisore di cinque anni;
11. smaltire correttamente i vecchi dispositivi: promuovere l’economia circolare dei dispositivi digitali, ad esempio attraverso la riparazione, o smaltendoli, a fine vita utile, tra i rifiuti elettronici e non tra i normali rifiuti, per evitare l’inquinamento e per favorire il riciclo dei materiali;
12. utilizzare mix di corrente elettrica rinnovabile (energia fotovoltaica, idroelettrica, eolica, biomassa);
13. progettare hardware e software sostenibili, considerando l’impatto del digitale sull’ambiente fin dalla fase di progettazione delle soluzioni digitali. •
di
ALESSANDRO MARTEMUCCI
Marketing Consultant Officinae Marketing Management
Rivista DETERGO # Gennaio 2023