REPORTAGE — Lavanderie Bio, il pulito non basta senza il nostro benessere

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Aziende dei settori chimica, macchine e stiro concordi nel dire che nuovi solventi, risparmio energetico e sostenibilità costituiscono punti di non ritorno nello sviluppo dell’intero indotto, dalla tintoria artigiana al grande complesso industriale

Le rivoluzioni più riuscite solitamente si fondano su una lunga “incubazione”, per poi scoppiare in un battibaleno, convincendoci (più o meno) tutti che erano proprio inevitabili.

E’ il caso del cosiddetto fattore “Bio” che, a cominciare dalla chimica, qualche anno fa ha iniziato a mettere radici nell’indotto delle lavanderie, per diventare oggi uno dei temi più trattati, ma anche sviluppati in concreto, all’interno di lavanderie piccole e grandi, industriali e artigiane, di nicchia e di largo consumo.

Bio che, come possiamo verificare in questo reportage di Detergo, significa molti fenomeni e tendenze, dai nuovi solventi all’impatto zero al risparmio energetico, anche se in definitiva tutto si riassume in una parola chiave, Benessere. In un mondo gravemente inquinato come il nostro, dove l’Ambiente è diventato bene comune irrinunciabile, anche le lavanderie, e quindi le aziende loro fornitrici, devono infatti concorrere, da protagoniste attive e propositive, al Benessere dell’intera società, tramite servizi e soluzioni totalmente sostenibili.

Come ora si avrà occasione di leggere, le voci delle aziende di eccellenza coinvolte in questo reportage (riportate in ordine alfabetico), ce ne danno conferma.

“Tanto per capirci – esordisce Moreno Torra, responsabile tecnico di Biar, azienda che produce ausiliari biochimici a Senago, nel Milanese – obbiettivo primario di Biar per il 2017 sono i solventi alternativi, sia perché ci crediamo profondamente, sia perché il mercato è maturo per recepirli e farli circolare a tutti i livelli. Fra i solventi alternativi esistono dei punti fermi da cui non si può più prescindere, come ad esempio il prodotto non tossico che darà luogo a una partnership con Dow Chemical, dove Biar personalizza il prodotto, rendendolo ad esempio profumato. Certo, sono innovazioni che vanno supportate a livello di comunicazione e promozione, ragione per cui la nostra show-room, con tanto di impianto di collaudo in funzione, sarà d’ora in poi costantemente aperta agli addetti ai lavori interessati a capirne di più”.

L’appello Bio trova pronte a rispondere sempre più esercizi. Come la tintoria-lavanderia D.B.G. Service di Sedriano, sempre nel Milanese. Di cui è titolare Gerardo Delli Bovi. Che ci spiega: “La D.B.G. è la prova provata che una lavanderia sostenibile non solo esiste, ma realizza utili e soddisfa i clienti. Qui possiamo dirlo sulla base del successo incontrato dal lavaggio a secco con idrocarburi, per il quale è fondamentale sottolineare che ci siamo dotati di apposite macchine, senza le quali di Bio si parla a sproposito. Inoltre, la sostenibilità della nostra filiera si completa con l’uso dell’ozono, per il quale ottimizziamo il circolo delle acque interne. Grazie all’ozono il bianco acquista lucentezza, si eliminano tutti i fattori batterici, e si riesce ad abbassare la temperatura del lavaggio fino a 30 gradi”.

Stimolante il punto di vista che, sul fattore Bio, arriva da Mirco Mongillo, direttore commerciale di Firbimatic, macchine per il lavaggio prodotte a Sala Bolognese. “Il fattore Bio diventa non dico una scelta di vita, ma quasi – esordisce Mongillo – e di sicuro deve costituire un punto di non ritorno per una lavanderia. In Firbimatic ci crediamo fino in fondo, come sa chi ha dimestichezza con le nostre macchine, che vengono costantemente aggiornate sulla base delle nuove soluzioni Bio in termini di solventi, risparmio energetico, tutela ambientale. E siamo davvero convinti di questa mission, in un mondo che, per il bene d tutti, deve diventare sempre più sostenibile. Lo siamo al punto da promuovere, nella nostra sede e fuori, corsi di aggiornamento che hanno come finalità anche quella di convincere i giovani ad avviare lavanderie nuove fino in fondo, e perciò sostenibili e arricchite dal fattore Bio. Semplicemente perché ne vale la pena”.

Con Marco Boccola, direttore commerciale della Ilsa, che produce macchine per il lavaggio a San Vincenzo di Galliera (Bologna), le prospettive si allargano. “Sì, perché c’è ancora tanta strada da percorrere – rileva. Per poi precisare: “Di sicuro il fattore Bio ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, ma soprattutto sul piano dell’offerta, perché esistono macchine e prodotti sempre più affidabili e competitivi in questo ambito. Sul fronte della domanda si registra ancora molta titubanza, a volte direi paura.  Succede così che, a livello di fornitori, si adeguano le macchine non solo ai solventi a idrocarburi, ma anche agli alcol-modificati di ultima generazione. Ma, di fronte a tutto questo dinamismo, tante aziende restano ancora al palo, motivandoci perciò a lavorare sempre di più in fatto di informazione. Facendo sapere, per esempio, che Bio significa anche protezione totale dell’operatore, nei momenti in cui è costretto a ricorrere ancora alla manualità”.

Luciano Miotto, amministratore delegato di Imesa, che realizza impianti e macchine per lavanderia a Cessalto, nel Trevigano, così tira le fila di una storia del fattore Bio: “Tutto è iniziato dal cambio dei detersivi, considerando che occorreva a quel tempo competere con il percloro, a suo tempo fortemente innovativo rispetto a quanto si faceva in precedenza. Oggi le macchine che lavano utilizzando idrocarburi sono una realtà di mercato destinata a espandersi. Nel contempo, sempre nel nome della sostenibilità, si mira a lavare a temperature più basse, attorno ai 40 gradi. Tutte queste innovazioni creano sfide avvincenti fra i costruttori, per i quali i conti tornano solo se eliminano gli sprechi, ad esempio tramite pompe di dosaggio.  Altra affascinante legge indotta dalla sostenibilità: tanto più la lavatrice sarà grande, tanto meno detersivo impiegherò, perché ad aumento di area aumenta la possibilità di far impattare molecole di solvente sulle macchie di sporco”.

Fattore Bio essenziale anche per Pony, che produce macchine per lo stiro nel Milanese. “Le moderne tecnologie applicate allo stiro – asseriscono a Pony – sono tutte concepite in funzione della tutela dell’ambiente e del risparmio energetico. Pensiamo per esempio alla gamma degli stira camicie più evoluti e tecnologici, che presentano un sistema integrato di recupero dell’aria calda per conseguire ridotti cicli di stiratura e ridotto consumo di vapore”. Bio inteso come rispetto e tutela dell’ambiente si traduce anche “nel successo crescente della tecnica di lavaggio wet cleaning, che deterge a fondo i tessuti, rispettandone fibre e caratteristiche grazie a un trattamento più naturale e rispettoso dell’ambiente.  L’evoluzione dello stiro – conclude Pony – non può che seguire la tendenza imposta dalla tecnologia di lavaggio ad acqua, supportandola con macchinari specifici, capaci di ridare forma ai capi con una delicata azione di tensionamento senza tralasciare gli aspetti legati a produttività, volumi di lavoro e risparmio energetico”.

Voce in capitolo sul fattore Bio nella lavanderia ha da sempre anche un brand come Renzacci che produce macchine e impianti per il lavaggio a Città di Castello, in provincia di Perugia. “Lo confermo sulla base di un’esperienza pluriennale – inizia ad argomentare Marco Niccolini, direttore commerciale di Renzacci: – il fattore Bio è il presente, e sarà il futuro di tutta la lavanderia. Ormai, come noi di Renzacci sappiamo benissimo, la domanda di un pulito di alta qualità non va mai disgiunta da quella relativa al benessere del cliente. Poste queste premesse, a seconda dei capi portati a pulire, una lavanderia dei nostri giorni dispone di una vasta gamma di scelta, che vanno dai solventi tradizionali come il percloro etilene a quelli di nuova generazione, come gli idrocarburi. E’ perciò essenziale da parte di un’azienda fornitrice diventare partner della lavanderia che serve, per poterla indirizzare verso scelte vincenti in termini di pulito e di benessere, di capi da indossare come nuovi sotto tutti gli aspetti, quelli che si vedono e quelli, non meno importanti, che non si vedono”.

by Stefano Ferrio

RIVISTA DETERGO

FEBBRAIO 2017