Parliamo di lavaggio a secco e lavaggio ad acqua. Per alcuni produttori sono tecniche complementari tra le quali c’è una continuità, per altri sono mondi separati e tecniche inconciliabili. Le aziende con le quali ci siamo confrontati hanno valutazioni diverse, in alcuni casi le diversità sono incolmabili, in altri casi, invece, si limitano a sfumature e ad accenti diversi. Parliamo di professionisti del lavaggio che prediligono una tecnica, anziché l’altra, in virtù di studi ed approfonditi percorsi di ricerca.
Le tecniche utilizzate variano anche in relazione alla tipologia del tessuto, più o meno delicato, e alla tipologia di sporco eventualmente da trattare. Parliamo di macchine di dimensioni molto diverse in relazione anche alla biancheria e agli indumenti da manutenere. Siamo di fronte ad una evoluzione del modo di vestire, che è ormai da un po’ di anni sotto gli occhi di tutti e ad una forte spinta all’utilizzo di tessuti tecnici e ad una moda casual.
L’emergenza virale ha contaminato i ritmi di vita, di lavoro e anche l’economia in generale. La crisi sanitaria ha dato, inoltre, un ulteriore slancio ai lavaggi che hanno una notevole capacità di rimuovere germi, batteri e acari, per ottenere il risultato di un capo, non solo perfettamente pulito e smacchiato, ma anche puntualmente igienizzato. Ma iniziamo come di solito per la nostra road map tra le aziende produttrici.
Incontriamo, innanzitutto il Direttore commerciale di iLSA S.p.A., Marco Boccola, che sottolinea come, “le tecniche di lavaggio a secco e ad acqua sono assolutamente complementari ed irrinunciabili. Ogni valutazione circa quale dei due sistemi sia il migliore non ha alcun senso. I due sistemi concorrono positivamente ad offrire una vitale flessibilità che, unitamente alla competenza dell’operatore, consentono di offrire un servizio opportuno e completo per le molteplici e mutevoli esigenze del servizio di pulitintolavanderia. Il lavaggio a secco è oggi arricchito da diverse opzioni circa i solventi alternativi in grado di offrire una “impronta green” molto più favorevole e sostenibile rispetto al passato (idrocarburi, alcol modificati e relative miscele).
Le tecniche di lavaggio a secco disponibili sono sostanzialmente due: una a bagno e l’altra per nebulizzazione, entrambe efficaci e da selezionare sulla base delle esigenze produttive necessarie e delle risorse energetiche disponibili. Nel mondo del lavaggio a bagno esistono poi due tecniche da noi definite come DF ed F che rappresentano due diverse modalità di gestione e utilizzo del solvente: DF è la configurazione più completa con distillazione e filtrazione di cui è dotata la nuova linea PIUMA di Ilsa, la supercentrifugante nata per solventi alternativi con cicli completi di 40 minuti. La versione F è quella senza distillazione, basata esclusivamente su sistemi di filtrazione con cartucce filtranti e/o filtri rotativi con polveri.
Il lavaggio a secco per nebulizzazione, quindi senza bagno né centrifuga, è rappresentato dal nostro sistema brevettato iPURA, nato nel 2005 e diffuso nel mondo con circa 2000 unità in funzione. iPURA, nata per la gestione di solventi ad idrocarburi, è oggi disponibile in versione Solvent Select per l’utilizzo di diversi solventi alternativi, fino all’ultima attuale versione MAC 9.0 pensata e testata per il lavaggio igienizzante con alcool a 90%. Un sistema di lavaggio a secco scelto in modo consapevole ed un sistema di lavaggio in acqua/wet cleaning opportunamente dimensionato, unitamente ad un adeguato addestramento alla gestione di entrambi, sono garanzia di successo dal punto di vista operativo”, conclude Boccola.
Per Alessandro Rolli, Amministratore delegato di Kannegiesser Italia, azienda che realizza megamacchine per il lavaggio industriale: “elemento essenziale è puntare sulla riduzione dei tempi di lavaggio che non sono tempi di processo. L’abbassamento dei costi di produzione passa attraverso l’ottimizzazione del risultato riducendo al massimo i tempi non di processo a favore di quelli della fase attiva e in particolare, temperatura, azione meccanica, movimento della biancheria, azione chimica ecc.
Quindi, da un punto di vista tecnico, queste nuove tecnologie di lavaggio passano attraverso l’ottimizzazione dei tempi, verso un controllo sempre più accurato dei livelli dei bagni e dell’acqua che andiamo ad introdurre all’interno della macchina. Ad aggiungersi ci sono anche tutta una serie di aspetti tecnici, come ad esempio le saldature robotizzate che consentono una precisione millimetrica delle saldature stesse dei tamburi. L’obiettivo a cui tendere è chiaro: maggior produzione a parità di spazio occupato, capacità di processare diverse tipologie di biancheria e in ultimo, favorire i tempi attivi di lavaggio che permettono di recuperare fino al 20% del tempo ciclo.
Siamo gli unici in Italia a montare all’ingresso dell’acqua nella macchina dei flussimetri ad ultrasuoni che rappresentano in assoluto la tecnologia più accurata, in grado di controllare al centilitro quanta acqua sta entrando. Siamo dotati di una tecnologia in base alla quale nel momento in cui non passa più acqua le pompe mandano un segnale avvertendo la macchina stessa di passare alla fase successiva. Abbiamo poi delle valvole di scarico sovradimensionate per essere più veloci durante le fasi passive. Infine, devo sottolineare il design del tamburo, in quanto ogni cesto contribuisce in fasi diverse del lavaggio alla sanificazione del prodotto, ma la conformazione del tamburo è importante anche per stabilire come cade la biancheria all’interno quando è sollecitata, come sono fatti gli sbattitori meccanici ma anche l’efficienza nella fase di risciacquo nonché il filtraggio dell’acqua che potrà essere riutilizzata nelle fasi successive”.
Per Mirco Mongillo, Sales Manager di Firbimatic, sostiene che “la nostra azienda ha sempre sviluppato delle nuove idee e le attuali macchine di lavaggio a secco hanno come prerogativa il minor impatto ambientale e un minor costo di esercizio con risultati molto soddisfacenti. Ora si aggiunge anche la certificazione di igienizzazione/sanificazione dei capi, (UNI EN 14065:2016 RABC) caratterizzando ancor di più lo “strumento” impianto di lavaggio a secco nel ciclo di manutenzione del tessile. Tutto ciò è di fatto un valore aggiunto che professionalizza tutti gli operatori del settore, e non è replicabile in nessun modo nel domestico e nel noleggio.
In particolare, le attuali macchine di lavaggio a secco di Firbimatic svolgono il proprio ciclo di detergenza a circuito chiuso senza emissioni in atmosfera, recuperano e stoccano (per il corretto smaltimento) i residui di sporco asportati dai capi, in modo certo e sicuro. Particolarmente contenuto è il costo di esercizio di un ciclo di lavaggio a secco, in particolare risulta essere molto inferiore a un ciclo in acqua e a volte addirittura meno della metà di un normale ciclo di wet cleaning. Consideriamo, inoltre, che è ridotto sia il consumo di detergente sia quello dell’acqua. Siamo orgogliosi degli obiettivi raggiunti con le nuove macchine funzionanti a solventi alternativi e siamo orgogliosi della nostra tradizione nella sicurezza, nell’innovazione e nella volontà di proteggere tutto ciò che è importante, come la qualità della vita”, aggiunge Mongillo.
Girbau, azienda leader mondiale nelle soluzioni complete per la lavanderia professionale, è pioniera nel settore grazie al suo costante impegno nel wet cleaning: l’alternativa sostenibile al lavaggio a secco appositamente studiata per proteggere, curare e migliorare la qualità del lavaggio.
Massimo Scatto, Sales Director di Girbau Italia, sottolinea come il “wet cleaning è un trattamento completo che può essere utilizzato con quasi tutti i tessuti e che si prende cura dei capi più delicati senza bisogno di solventi chimici, dando ottimi risultati in termini di pulizia della biancheria e degli indumenti. Per fare questo, la gamma di lavatrici industriali ad alta velocità SERIE HS e le asciugatrici avanzate SERIE ED di Girbau, si caratterizzano per la loro elevata efficienza energetica, riducendo significativamente il consumo di acqua e di energia rispetto al passato, contribuendo al risparmio energetico e dei costi. Inoltre, hanno un design ergonomico, richiedono poca manutenzione e integrano il sistema Inteli Control che permette di adattare i parametri dei cicli di lavaggio e di asciugatura ai processi di wet cleaning. Girbau dedica grandi sforzi per facilitare l’implementazione di questo metodo in tutti i Paesi in cui è presente, attraverso molteplici accordi con aziende che producono detergenti biodegradabili, come ad esempio BUFA e SEITZ.
Girbau offre ai suoi clienti una soluzione completa composta da “kit speciali” che comprendono una lavatrice e un’asciugatrice, come quelle preinstallate e programmate in fabbrica unitamente ai relativi detergenti. Inoltre, i clienti possono contare su tutti i consigli grazie alla formazione relativa alle attrezzature fornite da Girbau, e ai detergenti, indicati dai suddetti produttori”.
Per la Renzacci SpA azienda che produce sia macchine per il lavaggio a secco sia per il lavaggio ad acqua, incontriamo Marco Niccolini, General Sales and Mkt Director, il quale precisa: “la nostra posizione è chiara ed è la seguente: con l’avvento dei natural solvent alternativi al percloroetilene il lavaggio ad acqua e il lavaggio a secco non sono due mondi distanti, potremmo dire che rappresentano ognuno l’altra metà del cielo. In particolare, sono due tecniche di lavaggio che dialogano in maniera estremamente efficace e che rappresentano entrambe uno strumento imprescindibile per la pulitintolavanderia moderna che voglia fornire un servizio a 360°.
Chi parla di tecniche antitetiche che lavorano in alternativa e non in sinergia e quindi sostitutive l’una dell’altra, dimostra di essere in errore, in quanto basa le proprie affermazioni su un mondo, in cui l’uso del percloro si è consistentemente ridotto. Le due tecniche si compendiano. Per quanto riguarda il lavaggio a secco sono ormai in voga le tecniche di natural cleaning, le quali sono tecniche che permettono che i capi possano essere trattati con solventi biodegradabili e ipoallergenici.
Inoltre queste tecniche sono state ulteriormente sviluppate ed affinate, infatti abbiamo avviato come Renzacci, in particolare con le nostre macchine della generazione Sentinelle anche la disinfezione da virus e batteri. Questo rappresenta un ulteriore passo in avanti per combinare in modo virtuoso i concetti di pulito, benessere e salute. Per quanto riguarda le tecniche di lavaggio ad acqua come Renzacci abbiamo la linea Oceano che rappresenta in sintesi quello che sosteniamo da tempo, ossia una tecnica professionale di lavaggio ad acqua che migliora e supera il wet cleaning grazie all’azione combinata di macchine professionali e detergenti professionali. Se consideriamo che dagli ultimi studi effettuati, in Europa il lavaggio non professionale fatto con macchine domestiche o semi domestiche rappresenta il 40% va da sé che ci sia ancora molto da fare e da lavorare”, conclude Niccolini.
Passiamo a Matteo Gerosa, National Sales Manager presso Jensen Italia, azienda che ha il suo core business nel lavaggio industriale, che precisa come Jensen stia sempre più modellando il processo di lavaggio sulle caratteristiche della clientela e sempre meno in modo standardizzato. “Questa dinamica comporta che si passi da uno standard di lavacontinua di 50 Kg a uno standard di 70 Kg quest’ultima macchina, in particolare utilizzata sia per la ristorazione sia per l’ospedaliero; in termini generali c’è una progressiva riduzione della temperatura di lavaggio con l’utilizzo dei nuovi detergenti. Sulle tecniche di lavaggio segnalo, invece, l’importanza delle macchine tendenzialmente più lunghe in cui il risciacquo avviene controcorrente con una qualità del risciacquo oggettivamente migliore rispetto a quelle più corte in cui il risciacquo è statico. Particolarmente diffuso all’interno del processo di lavaggio è anche lo scambiatore di calore (lo scambiatore che prende l’acqua calda di scarico e va ad irradiare e riscaldare l’acqua di alimento). Questo approccio ha poi un’applicazione anche sulle fumane dei mangani e anche sulle fumane degli essiccatoi, permettendo un consistente recupero energetico.
Tra le innovazioni che come Jensen abbiamo introdotto dobbiamo ricordare UP Clean cioè un sistema che viene applicato sulle doppie camere nella fase di risciacquo e neutralizzazione e serve attraverso una luce UP alla neutralizzazione batterica impedendo la proliferazione di colture nelle controcamere, avendo così una lavacontinua priva di cariche batteriche. Quest’ultima è una tecnologia che applichiamo sulle macchine nuove ma che può essere applicata anche su quelle esistenti”, conclude Gerosa.
Infine per Italclean, azienda per il lavaggio professionale, incontriamo Eugenio Boni, Direttore Commerciale di Italclean S.r.l., che sottolinea come “per quanto riguarda le nuove tecnologie abbiamo avuto innovazioni che riguardano le macchine ad idrocarbonio in quanto essendo stati prodotti dei nuovi solventi ci siamo adeguati per avere il massimo di efficienza della macchina. L’azienda, inoltre, ha introdotto alcuni altri accorgimenti e nuove soluzioni per le macchine. Per quanto riguarda le macchine che utilizzano il percloro sono macchine che hanno raggiunto una certa maturità.
Ormai da due anni abbiamo introdotto un nuovo sistema di controllo della macchina attraverso un computer touch screen molto più semplice e intuitivo di quello precedente. Riusciamo a monitorare tutte le fasi e i processi della macchina: temperatura dell’aria, temperatura del solvente e di quella del distillo. Tutto ciò ci dà la possibilità di avere molti più sensori in modo che il controllo della macchina in tutte le sue fasi sia più accurato. Per le macchina ad acqua abbiamo sviluppato le nuove linee di prodotto “Stacker” con la macchina da lavaggio combinata all’essicatore, tutto in colonna, in modo da organizzare al meglio gli spazi di lavoro.
Una delle novità che ci sta dando molta soddisfazione, è quella delle macchine a barriera igienica e sanitaria in cui è separato l’ingresso della biancheria sporca dall’uscita della biancheria ripulita e igienizzata, in modo da avere un controllo igienico/sanitario sui capi evitando ogni tipo di contaminazione. La caratteristica peculiare è che sono macchine ad acqua e ad alta velocità. Abbiamo poi macchine a disinfezione batterica che trattano capi, che spesso vengono noleggiati, come ad esempio i caschi, ma anche per il vestiario noleggiato agli sciatori. Sono macchine ad ozono molto efficaci contro batteri e muffe. Questa macchina si chiama O3 ed è dotata di un generatore ad ozono all’interno della macchina. È una macchina testata dall’Università di Bologna per l’abbattimento delle cariche batteriche e sta riscontrando un grande successo”, conclude Boni. •
Di Marzio Nava
Detergo Magazine – Numero 9, Settembre 2021