

Un cambiamento sociale profondo negli ultimi anni ha coinvolto in modo rilevante le abitudini, i costumi, l’organizzazione della giornata e i ritmi di vita sempre più convulsi e serrati a cui siamo sottoposti. La moda ha subito, ma anche dettato, le linee di indirizzo del cambiamento. L’abito d’etichetta e formale ha lasciato spazio al casual e alla comodità. I tessuti utilizzati nella confezione dei capi esigono un mutamento del lavaggio ed un trattamento diverso rispetto al passato. Il mercato richiede una stiratura meno costosa e le nostre aziende non possono che rispondere offrendo prodotti con un alto
contenuto tecnologico in cui viene privilegiata la duttilità. La bilancia delle esigenze in lavanderia si è spostata in modo preponderante dal lavaggio a secco al lavaggio ad acqua, in particolare si è enormemente sviluppato il wet cleaning.
Una metamorfosi totale per cui, in un mese (salvo i casi in cui avviene il cambio di stagione), su 10 capi che arrivano nel perimetro della lavanderia la torta è così divisa: tra le 4 e le 6 camice, il pantalone (con la riga) che nel passato era leader incontrastato si attesta tra i 2 e i 3, mentre i capi in lana e le giacche finiscono per avere una presenza residuale. Questo è lo stato dell’arte, anzi, lo stato della lavanderia.
A pensarla in modo parzialmente diverso, rispetto ai più, almeno sulle virtù del wet cleaning è Mirco Mongillo, Direttore Commerciale di Firbimatic S.p.A. azienda produttrice di ogni tipo di macchina per il lavaggio a Sala Bolognese, alle porte di Bologna. “Noi abbiamo sempre creduto meno al wet cleaning, infatti, come Firbimatic abbiamo pensato di investire e focalizzare la nostra attenzione sulla produzione e la promozione di macchine ad idrocarburo, in quanto abbiamo verificato che i costi di esercizio risultano più bassi con un impatto ambientale minore ed una più elevata facilità di stiro dei capi, nel caso ce ne fosse bisogno.
Tutto questo comporta una maggiore velocità di esecuzione e un incremento dei guadagni. Questo è quello che vediamo noi. Distinguere quello che viene trattato a secco da ciò che deve essere trattato ad acqua vuol dire conseguire una maggiore marginalità e maggiori clienti. Consideri che ipotizzando un mese standard della lavanderia – salvo i mesi in cui avviene il cambio di stagione – con l’utilizzo delle nostre macchine ad idrocarburi si verifica mediamente un incremento di guadagno del 12/15% in più al netto delle spese. Certo non è facile trasmettere la nostra consapevolezza e il nostro know how ma la fiducia della clientela si conquista giorno per giorno”.
“Analizziamo in prima battuta i cambiamenti che abbiamo potuto osservare nella lavanderia in senso stretto, ci dice l’ingegnere Corinna Mapelli comproprietaria di Trevil, azienda che produce macchine per stiro a Pozzo D’Adda (MI): in questo ambito c’è un mutamento consistente legato al nuovo business delle Case di riposo, per cui molte aziende che si rivolgevano solo al settore Horeca, oggi offrono i loro servizi anche a questo nuovo segmento di clientela incrementando il loro volume di affari. Per quanto riguarda la parte più strettamente legata al lavasecco e all’indumento civile c’è stata una consistente innovazione legata al wet cleaning. Guardando al panorama internazionale, ma non solo, il wet cleaning ha avuto una grande accelerazione, in relazione alle normative sempre più rigorose e stringenti sull’uso del percloro introdotte da molti Paesi. Tutto questo ha un impatto sull’intero il ciclo produttivo perché un capo lavato con queste nuove tecniche necessita una rimodulazione anche del trattamento dello stiro. Per quanto riguarda le modifiche di tipo logistico sono stati introdotti servizi che modificano la gestione del territorio. Stanno prendendo piede imprese che hanno un unico centro di lavorazione con molti centri di distribuzione a carattere territoriale. Ma ci sono casi in cui un laboratorio prende in appalto diversi centri di distribuzione ramificati, ad esempio nei supermercati. Sul versante dello stiro c’è una richiesta consistente di macchine automatizzate in quanto, aumentando i volumi di lavoro e dei capi da trattare, la macchina consente di mantenere invariati sia la produttività, sia la qualità.
Marco Niccolini, Direttore Commerciale della Renzacci S.p.A. di Città di Castello (PG) entra nel merito del cambiamento che stiamo vivendo. “Stiamo assistendo ad un grande cambiamento che riguarda molti aspetti. Sono cambiati i capi e la moda ma anche il sentimento della clientela. Il mutamento del modo di vestire deve essere interpretato nel giusto modo in relazione alle modalità di lavaggio.
È un errore pensare che in termini assoluti si esaurisca la funzione del lavaggio a secco solo per l’avvento e la spinta del casual. Quasi il 70% dei capi che circolano sono fatti di materiali poliuretani, spalmati, serigrafati. E anche quando sono fatti con materiali tradizionali (nylon, cotone o lana) vengono confezionati anziché con il filo, con colle, resine e termosaldature. Quindi sono cambiati anche i materiali con i quali sono costituiti i capi e il modo in cui vengono confezionati. Questa descrizione è importante per capire il cambiamento del lavaggio a secco, da lavaggio con solventi a base clorurata a lavaggi con solventi natural solvent.
Il lavaggio a secco (così come quello ad acqua) di conseguenza rimane centrale purché concepito nella formulazione professionale e biocompatibile. Pulito e benessere è questa la combinazione vincente”.
“Leggo e cerco di interpretare il cambiamento attraverso l’esperienza professionale che ho maturato nei diversi ambiti del mercato della lavanderia negli ultimi 15 anni ci dice Michele Plebani, Direttore vendite di Pony, azienda per lo stiro di Inzago (MI). Se guardo l’armadio di casa mia in cui ci sono “depositati” molti completi che non uso più da molti anni leggo in parte il cambiamento del modo di vestire degli ultimi anni. Il passaggio al casual e alla moda comoda è un tratto caratterizzante del cambiamento del modo di vestire. Essendo cambiato ciò che il consumatore indossa è cambiata anche l’esigenza della clientela che è rappresentata in modo chiaro dai completi stoccati nell’armadio di casa mia di cui le dicevo. La lavanderia tradizionale è in via di esaurimento. Mentre venti anni fa progettavo lavanderie per centri commerciali con due macchine lavasecco da 30 Kg e una macchina ad acqua da 12 Kg, oggi nella progettazione della nuova lavanderia ad affiancare la macchina a secco ci sono almeno 3 o 4 macchine ad acqua. Di conseguenza il consumatore si reca in lavanderia più che per avere il lavaggio degli indumenti in prevalenza per la loro stiratura. Consideri che mediamente in Italia si devono lavare e stirare circa dieci milioni di camice al giorno. Infatti il consumatore porta sempre più frequentemente la camicia in lavanderia grazie al fatto che i prezzi sono quasi sempre compatibili con quasi tutte le tasche.
Vittorio Maglione, Country Manager Italia di Alliance Laundry System, multinazionale del laundry la cui sede Italiana è Brescia fa una valutazione di ciò che è cambiato secondo un punto di osservazione molto particolare. “Noi costruiamo macchinari per lavanderia per il settore Alberghiero, Case di riposo, Casa di Cura, Imprese di pulizie e servizi, Lavanderie Self Service e lavanderie in genere, siamo dunque molto trasversali al mercato. Per quanto riguarda il settore delle lavanderie commerciali riscontriamo una grossa titubanza all’innovazione. Visitando un Centro commerciale, per deformazione professionale mi sono soffermato a vedere delle lavatrici domestiche, ci sono lavatrici che hanno il programma “cashmere”. Personalmente sono convinto che il mercato domestico sia più spinto verso l’innovazione che non il mercato professionale, rischiamo che un consumatore si senta dire da un professionista che lavare il cashmere in acqua sia pericoloso, quando la sua lavatrice in casa lo consente (ovviamente con tutte le precauzioni del caso). Per cui ritengo si debba fare un grande sforzo nel trasmettere l’evoluzione nel lavaggio dei tessuti che oggi, è innegabile, sia nel lavaggio ad acqua in combinazione ad una buona chimica e ad un reparto stiro dedicato dove si possa ottenere e soddisfare le esigenze del consumatore.
Per il mercato delle Case di riposo, mercato per noi importante, la necessità è di lavare i capi dell’ospite. Essendoci un progressivo invecchiamento della popolazione questo è un mercato in forte crescita tanto è vero che si stanno affacciando società estere che sono molto interessate a presidiare il mercato delle case di riposo in Italia; ci sono gruppi in Europa che gestiscono più di 2.000 strutture, rispetto al mercato nazionale molto frammentato. In un mercato come questo i mutamenti degli ultimi anni sono rilevanti. Il direttore della casa di riposo ha due necessità, far funzionare nel migliore dei modi la cucina e la lavanderia, in quanto gli ospiti e le rispettive famiglie cercano un servizio di qualità e puntuale: oggi il servizio richiesto, rispetto a qualche anno fa, è sempre più accurato e orientato alla gestione del particolare”.
Di Fimas S.r.l. azienda per lo stiro di Vigevano (PV) interpelliamo Walter Cividini, Amministratore Delegato, che sottolinea, “Il servizio della lavanderia negli ultimi anni si è profondamente modificato. Un tempo tutti i vestiti venivano lavati e stirati in quanto capi con tessuti piuttosto pregiati. Oggi il numero dei capi in circolazione è media mente meno costoso. Contestualmente, però, le persone hanno sempre meno tempo per dedicarsi al lavaggio e allo stiro e di conseguenza si sono potenziate le lavanderie “intelligenti” che diversificano e rimodulano il loro servizio, offrendo un servizio più rapido e meno costoso. Le lavanderie in questo modo utilizzano macchine automatizzate per la stiratura che permettono di fare a meno di persona le specializzato. Da non trascurare, poi, il fatto che sono cambiati i tipi di tessuti che possono essere trattati ad acqua anziché a secco e ciò apre a nuove prospettive. Ci capitano moltissimi casi in cui il passaggio generazionale nell’ambito di una lavanderia coincide con un cambio di passo, una svolta, per cui si passa da una lavanderia a carattere artigianale ad una con prevalente logica imprenditoriale; per cui i proprietari (come spesso avviene) decidono di investire 25/30 mila euro per l’acquisto del gruppo camicia automatizzato con l’obiettivo di incrementare il fatturato e la redditività dell’attività”.
Marco Boccola, Business development di Ilsa S.p.A. azienda che ha la sua sede alle porte di Bologna ci spiega come si è evoluto il mercato della lavanderia nel mondo.
“In generale, i nuovi solventi alternativi al PERC hanno riportato un notevole interesse verso il lavaggio a secco, in particolare gli alcol modificati come SENSENE sul quale abbiamo da subito investito molto nello sviluppo e che ha incontrato consistente interesse da parte dei nostri migliori clienti. Il Wet Cleaning/lavaggio in acqua ha certo una posizione importante nella lavanderia moderna ma non certo tale da potere rinunciare al più produttivo lavaggio a secco che, con l’avvento dei nuovi solventi a la loro compatibilità tessile e ambientale, ha ridefinito un ruolo fondamentale e strategico. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un’evoluzione del mercato della lavanderia sia dal punto di vista territoriale sia dal punto di vista settoriale. Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti, la East Coast statunitense ha un‘offerta più simile a quella italiana del negozio tipico di tintolavanderia che possiamo trovare non solo in Italia ma anche in Germania sotto casa, mentre sull’altra costa americana, la West Coast, prevale la logica della lavanderia di più grandi dimensioni con un servizio maggiormente personalizzato e a domicilio. La Francia, ad esempio, nell’ambito Europeo ha conosciuto una prepotente innovazione tecnologica dovuta in particolare alla consistente limitazione del percloro nel lavaggio a secco e ad una maggiore consapevolezza dell’impatto ambientale.
In Francia siamo di fronte ad un modello bipolare, in cui da un lato, c’è una prepotente carica innovativa sulle macchine, mentre dall’altro lato, si assiste ad un modello di gestione del servizio piuttosto semplice e standardizzato. Nei mercati orientali, salvo la Cina (che ha una forte domanda di tecnologia e di automazione) gli altri paesi, richiedono prodotti standard ideali per aziende molto production oriented per cui non ricercano risultati in termini tempo/ciclo, gestione dei consumi, emissioni ecc., ma sono alla ricerca di macchine semplici a bassi costi, non proprio il mercato ideale per ILSA”
Alla fine del nostro lungo approfondimento incontriamo Daniele Battistella, proprietario dell’azienda Battistella B.G che produce macchine per lo stiro a Rossano Veneto, vicino a Vicenza, il quale sottolinea come, “noi produttori facciamo sempre fatica a capire come evolve il mercato anche se cerchiamo sempre e comunque di rispondere con i nostri prodotti, innovando, rispetto alle nuove esigenze.
Oggi siamo di fronte ad una richiesta di macchine che oltre ad un elevato standard qualitativo contemperino anche risparmio energetico, igienizzazione, sanificazione dei capi con un’attenzione particolare alla compatibilità ambientale.
Le richieste di mercato evolvono in modo talmente rapido per cui, ciò che andava bene due anni fa, oggi, rischia di essere inadeguato e collocato fuori dal mercato. Spiegare accuratamente il funzionamento del prodotto questa è la chiave di volta, infatti, l’azienda che gestisce la comunicazione in modo nuovo, sfruttando ad esempio in modo opportuno i social network ha molte più chance di mercato”. •
Detergo Rivista – Novembre 2019 di Marzio Nava