REPORTAGE — Indumenti da lavoro e lavaggio industriale, un mercato con grandi potenzialità

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Nell’ambito del lavaggio industriale degli indumenti e delle uniformi da lavoro, l’Italia rispetto ad altri paesi europei, come ad esempio Francia e Germania, ha numeri marginali, da vera e propria riserva indiana.
Ma i numeri analizzati con dovizia di particolari ci dicono che qualcosa anche su questo versante si sta muovendo. Come illustrato dai dati Istat del 2016 (gli ultimi disponibili) e ripresi con un brillante approfondimento da Assosistema (Confindustria) nel maggio del lo scorso anno, il comparto industriale specializzato nel confezionamento e nella produzione di indumenti da lavoro, soprattutto negli ultimi anni sta registrando un incremento della domanda di mercato. I dati Istat tratteggiano un quadro di un settore con 600 unità produttive, prevalentemente a conduzione familiare o comunque con pochi addetti e che in termini occupazionali si attesta a poco più di 3000 lavoratori. Ma ciò che genera speranza è che la domanda è in crescita, infatti nel 2017 (al di fuori della ricerca Istat) il valore complessivo è risultato pari a 340 milioni di euro con un incremento di 8 punti rispetto all’anno precedente. Se utilizzassimo la lente di ingrandimento sull’import e sull’export
potremmo rilevare un incremento rispettivamente pari a 15% e al 23% rispetto all’anno precedente.
In sintesi, in un parallelo tra l’Italia e gli altri stati Europei si evince come l’Italia occupi il settimo posto mentre la Germania faccia stabilmente da capofila.
Un altro problema rilevante, più di carattere disciplinare, è quello del lavaggio degli indumenti dà lavoro a onere e carico del datore di lavoro; quest’ultima è questione dibattuta ormai fin dalla precedente normativa sulla sicurezza (D.Lgs. 626/94). La conclusione che deriva, sia dalla lettura della legge (D.Lgs. 81/2008), sia da numerose sentenze della Cassazione è che, se gli indumenti di lavoro proteggono il lavoratore e si sporcano a seguito del contatto con polveri nocive, agenti chimici pericolosi, agenti biologici pericolosi, essi si configurano come DPI e la loro pulizia è un obbligo per il datore di lavoro. I lavoratori sono obbligati, di conseguenza, ad indossare tali indumenti durante la prestazione lavorativa. Infatti, l’art. 74, comma 1, del D.lgs. 81/2008 definisce, come dispositivo di protezione individuale (DPI), “qualunque attrezzatura destinata ad
essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro”. Dunque è doveroso porsi la domanda, a chi spetta l’obbligo di lavaggio degli indumenti da lavoro?
Il D.lgs. 81/2008 è poco preciso al riguardo. Infatti, l’art. 77, comma 4, stabilisce che “il datore di lavoro mantiene in efficienza i DPI e ne assicura le condizioni di igiene, mediante la manutenzione, le riparazioni e le sostituzioni necessarie e secondo le eventuali indicazioni fornite dal fabbricante”. Non si parla in modo specifico del lavaggio dei DPI ma se i DPI sono indumenti, igiene e manutenzione si ottengono sostanzialmente con il lavaggio.
Una circolare del Ministero del Lavoro 26 aprile 1999, n.34 ci aiuta a chiarire meglio l’intera questione: “è compito del datore di lavoro provvedere alla “pulizia” dei DPI e stabilirne la periodicità. Tale pulizia può essere effettuata direttamente all’interno dell’azienda (in
questo caso il datore di lavoro deve tener conto anche dei rischi connessi al trattamento di detti indumenti) oppure facendo ricorso ad imprese esterne specializzate.
Spostiamoci ora sul fronte economico, della produzione e delle aziende che realizzano beni e servizi relativi al segmento di mercato degli abiti da lavoro.
In prima battuta intervistiamo Stenilio Morazzini, General Manager di Montega Srl, azienda che si occupa di prodotti chimici per le lavanderie industriali e che ci descrive minuziosamente l’analisi dei tessuti, precedentemente al lavaggio cui vengono sottoposti, “è obbligatoria per permettere un ottimo trattamento sia nella detergenza, sia nel fissaggio del ciclo. Proprio per questo Montega® Chemical solution pone la massima attenzione in tutte le fasi del processo di lavaggio.
Tutti gli addetti ai lavori conoscono quanto sia difficile rimuovere le macchie sui tessuti: oli e grassi di varia natura, sangue, ecc. Grazie alle schede di lavaggio realizzate da Montega® Chemical solution attraverso esperienze e analisi dirette, il ciclo di lavaggio segue dei
passaggi ben definiti. Tali passaggi permettono la rimozione delle macchie e, in alcuni casi, prevengono i tessuti da eventuali contaminazioni da sporco. Le schede di lavaggio sono collaudate in modo costante e puntuale dai Responsabili tecnici e chimici che operano nel team Montega®. Montega Chemical solution offre una linea dedicata ai prodotti per il lavaggio di abiti da lavoro che comprende, tra gli altri, il Clean SG Twice e il Montex Forte Liquido che permettono il recupero di indumenti da lavoro che altrimenti non sarebbero più
utilizzabili”.
Il Direttore Commerciale Marco Niccolini della Renzacci S.p.A. industria di lavatrici di Città di Castello, inquadra l’argomento precisando che, “noi registriamo un aumento di interesse oltre ai tradizionali macchinari ad acqua, anche del lavaggio a secco con nuovi solventi alternativi per il trattamento degli abiti da lavoro. In questo modo si hanno due vantaggi, da un lato, il potere sgrassante e pulente per rimuovere uno sporco ostico
attraverso il natural solvent di grande efficacia; mentre, dall’altro lato, il trattamento pulente avviene con un solvente che non è ne tossico ne nocivo. Inoltre le lavanderie specializzate che richiedono i nostri macchinari eco compatibili sono perfettamente in linea
con le stringenti normative, ad esempio, sulla depurazione delle acque (il cui trattamento determina un innalzamento dei costi per le aziende) in quanto le nostre macchine sono a ciclo chiuso. Nella nostra gamma abbiamo una serie di macchine a secco dedicate al lavaggio degli indumenti da lavoro con natural solvent della serie Excellence Industrial, mentre per il lavaggio ad acqua abbiamo la serie HS Super centrifugante ed LX Industrial a centrifuga ottimizzata.

Passando poi ad una azienda che si occupa della produzione di macchine per lo stiro, incontriamo l’ingegnere Corinna Mapelli comproprietaria di Trevil che ci racconta come “il mercato degli abiti da lavoro in Italia non sia solo ad appannaggio di grossi gruppi ma ci siano anche realtà più piccole legate prevalentemente al turismo e alle località di vacanza. Sono molto diffusi i laboratori di media grandezza ed è proprio a questo tipo di realtà produttive che noi offriamo e forniamo i nostri prodotti. Al di là delle classiche
presse da lavanderia, un prodotto interessante che noi offriamo è il “Princess Ultra” in quanto dotato di una notevole versatilità che permette di gestire tutti i capi da lavoro (pantaloni esclusi), come capi spalla, camice, casacche, vestaglie ecc. Un prodotto
quest’ultimo, accessibile anche per piccoli e medi laboratori e che permette lo stiro sia di capi lavati a secco sia lavati ad acqua.
Recentemente questo prodotto è stato ulteriormente migliorato e perfezionato in quanto abbiamo introdotto un sistema che permette di regolare il tipo di stiratura dell’orlo del capo, adattandosi sia alla giacca sia alla camicia in modo da ottimizzare la finitura dei
capi (modulando il tensionamento del capo). Questo macchinario è dotato di una pala frontale brevettata che permette di passare dal capo lavato a secco al capo bagnato con un semplice gesto, ossia girando questa pala senza cambiare l’accessorio. L’ideale per raggiungere una sorta di quadratura del cerchio del trattamento del capo, è quello di accostare a questo prodotto la pressa per polsi in grado di perfezionare la stiratura.
Un’azienda come Christeyns, multinazionale belga con sede in Italia a Pessano con Bornago che fa della chimica gentile la propria mission ha lanciato, già da qualche anno, la Cool Chemistry sistema che permette il trattamento della biancheria con elevate performance, in particolare, sia del settore alberghiero che di quello ospedaliero. “Con lo sviluppo di al
cune sostanze chimiche innovative, Christeyns è oggi pronta a offrire simili risultati anche per la rimozione delle macchie da abiti da lavoro bianchi, blu e ad alta visibilità”, ci dice Livio Bassan, Amministratore Delegato di Christeyns Italia. La ricetta rimane la stessa: detergenti eccellenti a base di enzimi, che uniti ai processi di lavaggio intelligenti/smart, e al livello di pH ottimale, e alle temperature più basse (55°C) svolgono il loro compito dal primo lavaggio riducendo notevolmente la necessità di dover rilavare i capi. Cool Chemistry per gli abiti da lavoro può essere usata per tutti i tipi di indumenti. La straordinaria rimozione delle macchie, sottolinea, Bassan avviene grazie a tensioattivi innovativi della Cool Chemistry e la loro alta capacità di sospensione dello sporco più le proprietà di basso accumulo sostenuta da un cocktail di enzimi specifici per la rimozione delle macchie. Una buona sinergia con potenti sequestranti assicura la superiore sospensione dello sporco e previene la formazione dell’idrossido di ferro che potrebbe portare i capi ad ingrigire. Il risultato? Pulito eccezionale, freschezza e colori vividi e il ciclo di vita dei tessuti prolungato. Tuttavia, il vantaggio essenziale della Cool Chemistry è il miglioramento del flusso di biancheria nella lavanderia: grazie alle temperature più basse, lo smistamento della biancheria è minore. Questo significa che la biancheria del cliente
può essere non smistata e la necessità per il trasporto manuale della biancheria all’interno della lavanderia è minore il che costituisce un considerevole miglioramento della logistica interna”.
Matteo Gerosa, National Sales Manager di Jensen Italia, azienda che produce lavatrici per lavanderia, precisa come “relativamente alla lavorazione degli abiti da lavoro il gruppo JENSEN si pone sul mercato come un partner in grado di fornire un approccio globale con delle soluzioni innovative. A partire dalla cernita degli abiti, attraverso le soluzioni del nostro partner Inwatec, dal riconoscimento tramite RFID o telecamere degli abiti siamo poi in grado di gestire in maniera ottimale le fasi di cernita incluse le operazioni di ispezione delle tasche che avvengono tramite l’utilizzo della tecnologia a raggi X, si tratta infatti di un
sistema di lettura automatica, una svolta nella sicurezza degli operatori con risultati di lettura ottima e conseguenti potenziali risvolti commerciali derivanti dall’uso delle immagini per i nostri clienti verso i destinatari del servizio. Il processo di lavaggio avviene utilizzando la nostra nuova gamma di lavacontinue UniQ, nel dettaglio con la versione con risciacquo
statico FlexRinse, siamo in grado diraggiungere attraverso una flessibilità totale risultati ottimali sia dal punto di vista della qualità di lavaggio sia dei consumi di acqua e prodotti chimici. Il nostro sistema di movimentazione e sorting Metricon è poi la soluzione preferita dai maggiori player del mondo degli abiti da lavoro. Attraverso le molteplici soluzioni di
sponibili abbinate alla massima flessibilità nell’utilizzo, è la soluzione ideale anche per una crescita graduale dell’impianto su più fasi per chi approccia questo business”, aggiunge Matteo Gerosa.
Stella Fumagalli, Marketing & Communication Manager di Pony SpA, azienda che produce macchine da stiro ad Inzago alle porte di Milano, mette in luce come “lo stiro degli abiti da lavoro rappresenta, senza dubbio, una opportunità di mercato interessante e proficua che PONY ha saputo cogliere prontamente, predisponendo tante sue macchine allo stiro di questi capi.
PONY propone all’interno delle tintolavanderie un’ampia scelta di prodotti, idonei per la stiratura di tutti gli abiti e le divise da lavoro.
I due manichini di punta della gamma Pony, Eagle 2.0 ed Angel 2.0 sono entrambi idonei alla stiratura di giacche da cuoco, da medico e da infermiere, con una capacità di produzione molto alta che arriva fino a 50 capi per il primo e 60 per il secondo. Esiste poi anche una variante di Eagle 2.0 con castello alto per lo stiro dei camici lunghi.
Le presse della SERIE LAV, con un ottimo rapporto qualità/prezzo, sono disponibili con piani dalle differenti forme, per lo stiro di ogni indumento da lavoro: divise, camici, pantaloni, etc.
Il manichino 404 consente di stirare tutti i capi spalla in genere, ma anche camici, casacche, giacche da cuoco e camicie. Tramite un commutatore la macchina si predispone per la stiratura di capi umidi (lavati ad acqua e centrifugati), oppure per la stiratura
delle giacche in tessuto delle divise alberghiere etc.
Per le giacche delle divise è interessante anche la proposta del manichino tensionato Formplus in grado di “ridare forma” ai capi spalla lavati in acqua”.
Infine, interpelliamo Valentina Fontana, Marketing Manager di Ecolab Italia industria chimica della manutenzione tessile, che sottolinea come, “l’obiettivo di Ecolab sia quello di avere messo a punto in un’unica soluzione un processo di lavaggio che permetta contestualmente la rimozione delle macchie più difficili e la protezione dei tessuti più delicati. In particolare in Ecolab consideriamo l’attenzione alla sicurezza una priorità, un approccio alla riduzione del rischio che è sempre unito alla ricerca di soluzioni di lavaggio che aiutino a preservare intatte le caratteristiche tecniche degli in dumenti di protezione. Così alla gamma di prodotti Performance Industrial studiata per il lavaggio e la manutenzione degli abiti da lavoro si aggiunge la tecnologia della soluzione Turbo Color Protect, la quale permette che vengano preservati per garantire che i materiali retroriflettenti dei dispositivi di protezione individuale (come ad esempio l’abbigliamento di sicurezza certificato ISO E 20471).
La nuova tecnologia impedisce e previene il trasferimento di colore dalla parte colorata dell’abbigliamento alle bande retroriflettenti e garantisce la sicurezza dei capi per i lavoratori. La tecnologia con tenuta in Turbo Color Protect, impedisce il trasferimento di colore e fissaggio di sporco al materiale tecnico delle bande retrorifflettenti.

Per concludere questo reportage sugli abiti da lavoro possiamo pervenire ad una conclusione che è confermata anche dall’ultima Fiera del settore “Texprocess” svoltasi a Francoforte dal 14 al 17 maggio 2019. Sarà sempre più difficile, in molti casi, distinguere
un abito da lavoro da un abito utilizzato fuori dal contesto lavorativo, in quanto il design, l’eleganza, la comodità e la funzionalità degli abiti permetterà sempre più il superamento di questa rigida separazione. •

di Marzio Nava

Detergo Rivista – Gennaio 2020