REPORTAGE – ABITI DA LAVORO, ESISTONO NUOVE PROSPETTIVE DI MERCATO?

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Per il trattamento degli abiti da lavoro è essenziale una stretta e virtuosa collaborazione tra produttori di macchinari (lavaggio e finissaggio), tessili e operatori della detergenza. La logistica e il tracciamento puntuale dei capi perfeziona e completa il processo e, in particolare, l’organizzazione del lavoro. I trattamenti sono i più diversi in relazione allo sporco e al settore di appartenenza. Industria, sanità e Ho.Re.Ca. sono mondi opposti con esigenze di trattamento completamente diverse. Il ruolo dell’azione meccanica e della detergenza, opportunamente combinato, fa la differenza. Un elemento fondamentale è il rispetto delle prescrizioni normative e la richiesta di certificazione del trattamento per alcuni ambiti professionali è ormai un dato di fatto. Un mercato, quello del trattamento degli abiti da lavoro, che deve essere opportunamente analizzato in tutte le sue molteplici sfaccettature

Affrontiamo questo segmento specifico di mercato con uno dei player della logistica e del tracciamento dei capi più importanti e innovativi. Incontriamo Maurizio Casol, Direttore Automation Division di Zucchetti Centro Sistemi. “Nel mercato degli abiti da lavoro in particolare in Italia c’è fermento in particolare per quanto riguarda settori specifici dell’industria come il food, il farmaceutico e altri settori che richiedono un trattamento industriale degli abiti da lavoro e non demandabile all’utente finale. In tale ambito rientra, evidentemente, il trattamento delle divise in ambito sanitario, sulle quali non ci soffermiamo in quanto il rispetto delle procedure di lavaggio e sanificazione professionali e di tracciabilità di utilizzo sono da tempo elementi consolidati ed imprescindibili.

Per quanto riguarda l’ambito industriale, dopo il rallentamento dovuto al periodo pandemico, il volume di lavoro è ripreso a pieno regime in tutti i settori che esternalizzano il trattamento e la gestione delle divise, in particolare, come detto, l’alimentare e il farmaceutico. La nostra percezione è che questo servizio nell’industria italiana non sia ancora diffuso nelle grandi aziende manifatturiere e nei conseguenti grandi numeri di lavoratori interessati, ma riguardi specifici mercati o particolari nicchie evolute da questo punto di vista. Ugualmente il settore industriale estero, a nostro avviso, non si discosta molto dalle logiche italiane, ci riferiamo in particolare alle aree del Mondo nella quali siamo presenti con le nostre automazioni ed i nostri sistemi di tracciabilità (Stati Unti, Far East e il sud Europa).

Possiamo attenderci un progressivo incremento della domanda di mercato che presumibilmente potrà arrivare a fronte di una spinta dovuta alle prescrizioni normative, o comunque grazie ad una incrementata sensibilità verso il trattamento industriale dei capi e, soprattutto, la gestione informatizzata del loro ciclo di vita, come è avvenuto per altri ambiti. Qual è il contributo di ZCS in questo ambito? Innanzitutto la tracciabilità “classica” dell’abito da lavoro in tutte le logiche che rendono disponibile ad ogni operatore la divisa adatta al momento giusto. In tal senso il nostro è un ruolo importante come supporto operativo all’industria, per la gestione delle dotazioni degli operatori in una logica di assegnazione e gestione di crediti di utilizzo delle divise strettamente legata a ciascun operatore.

Un ruolo di consulenza importante, il nostro, per indirizzare il cliente verso la diminuzione delle eccessive personalizzazioni, la gestione auto matizzata delle dotazioni personali (evitando che ciascun operatore ne possa fare incetta), l’utilizzo del materiale a taglia e non del materiale personalizzato per ridurre sia il circolante, sia gli stock di articoli nuovi di magazzino e sanificati fermi in qualche spogliatoio, stipetto o armadietto. Nelle realtà aziendali in cui siamo presenti queste logiche di tracciabilità sono applicate in maniera completa, dal caricamento dei distributori, al prelievo automatizzato del pulito, con equivalente scarico del credito, fino al ricarico dello stesso nel momento in cui ciascun capo viene restituito, dopo l’utilizzo, negli armadi di raccolta, anch’essi automatizzati e dotati di tecnologia RFID.

La nostra tecnologia è governata da un software gestionale integrato, web based, strutturato per il funzionamento in cloud e per la gestione dell’interfaccia con qualsiasi sistema gestionale del cliente. Non sussiste alcun limite operativo di funzionamento né in relazione alla tipologia di materiale né in relazione alle modalità di riconsegna (appeso, piegato ecc.). Una importante novità di cui disponiamo, e che sta operando efficacemente in alcune significative realtà, è legata alla rilevazione del passaggio delle persone con le loro dotazioni (vestizioni, ma anche dispositivi di protezione individuali) attraverso un certo numero di varchi, disposti opportunamente in prossimità dei differenti reparti ed ambiti aziendali, con l’esplicita finalità di NON tracciare le persone ma di rilevare il materiale che passa attraverso tali varchi. Ad esempio, con la predisposizione di questi varchi nel farmaceutico, nell’alimentare e negli ambiti sanitari, evitiamo che una determinata persona, alla quale è assegnata una certa dotazione valida solo per un determinato reparto, faccia l’errore di passare in altri reparti aziendali con la dotazione non corretta.

Questo a garanzia della sicurezza aziendale e dell’operatore. Tale tecnologia è utilizzata nei sistemi di lettura a parete o a soffitto (smart box) che rilevano, come detto, il passaggio degli articoli tessili o dei dpi indossati agli operatori, ma è anche utilizzata in sistemi più complessi, costituiti da una bussola con porte interbloccate al cui interno avviene la rilevazione del materiale taggato, per cui una persona può passare soltanto con la necessaria dotazione e in caso contrario deve nuovamente uscire dall’ingresso per riapprovvigionarsi del necessario (non c’è, quindi, soltanto una segnalazione).

Parliamo, in effetti, di un ulteriore strumento di organizzazione del lavoro: non solo gestione di magazzini e gestione del materiale dal lato lavanderia e dal lato utente, ma anche logiche di controllo dei flussi dei materiali all’interno delle realtà aziendali (rese opportunamente note a tutti gli operatori). Terminando poi la conversazione sui potenziali sviluppi delle tecnologie applicabili, citiamo senza dubbio i sistemi di deep learning all’interno delle apparecchiature di consegna pulito e ritiro sporco, finalizzati ad elaborare i dati di prelievo e di carico per aggiornare autonomamente gli inventari non solo nei magazzini, come già avviene, ma anche nei singoli distributori.

Una maggiore puntualità del servizio, una raccolta ed elaborazione dei dati gestionali rivolte ad una maggiore efficienza, una riduzione dei tempi di lavoro, una riduzione ed ottimizzazione delle scorte in tutti i magazzini e guardaroba possibili, una riduzione/ eliminazione del contenzioso con i clienti perché si ragiona su dati oggettivi e non sulle sensazioni e, alla fine, un significativo impatto sui costi complessivi di gestione.

Passiamo ora alla detergenza professionale e ci confrontiamo con Ruggero Sammarco, Technical and Business Development Supervisor di Christeyns Italia S.p.A. “In Italia il mercato del trattamento degli abiti da lavoro si sta allineando sempre più a quello del mercato europeo. Le prescrizioni sulla sicurezza fanno sì che l’intero settore industriale abbia necessità di rivolgersi ai servizi di lavaggio e noleggio specializzato che sappiano trattare questi articoli che spesso, soprattutto i DPI, richiedono un processamento specializzato, tanto è vero che il legislatore non concede il processamento di questi indumenti in ambienti casalinghi, sia per evitare di rovinare l’indumento sia per evitare rischi di contaminazione.

Già prima della pandemia avevamo visto una richiesta in crescita di detergenti e coadiuvanti, idonei a questo specifico mercato. Durante gli anni della crisi sanitaria c’è stato un rallentamento della domanda ma per i prossimi cinque anni ci attendiamo una crescita strutturale e intensa. Questo trend è spinto e, lo sarà sempre di più grazie al “propulsore” dei criteri di certificazioni Ecolabel. Inoltre c’è in corso una integrazione tra i differenti player di ambiti differenti che in particolare riguarda il trasferimento di informazioni con la filiera tessile soprattutto per quanto riguarda i DPI. Il tessile in cooperazione con gli organismi tecnici certificati, in questo specifico ambito, ha un ruolo rilevante tanto è vero che vengono svolti specifici test in relazione alle prescrizioni tecniche di prodotto.

La collaborazione si deve necessariamente estendere alle grandi aziende di supporto della detergenza. Al contempo come Christeyns stiamo favorendo dei percorsi formativi dei nostri processisti essenziali per praticare presso il cliente le buone prassi di manutenzione e processamento di tutti questi articoli complessi. Il nostro ruolo è quello di consulenza a tutti gli effetti. In Christeyns abbiamo linee di trattamento dedicate, a seconda del settore. Quale metodo utilizziamo quando facciamo il nostro ingresso in un’azienda cliente? In prima battuta effettuiamo lo screening dei materiali da trattare e la destinazione d’uso per cui verranno impiegati. Inoltre chiediamo espressamente le certificazioni che portano in dote e le prescrizioni normative per cui sono certificati. Poi entriamo nel dettaglio dei materiali di cui sono costituiti e anche l’accessoristica a compendio.

Sulla base di tutto ciò, attingendo a diversi prodotti divisi per linea, andiamo a scegliere quelli più idonei. In alcune realtà si svolgono dei test massivi prima di dare la luce verde al trattamento vero e proprio, per arrivare alla combinazione ottimale tra efficacia, efficienza, qualità attesa e mantenimento delle prestazioni. Aggiungerei, soprattutto nel mondo dell’indumento, la necessità di fornire una consulenza ad ampio raggio come il trattamento delle acque a monte, acque idonee per il lavaggio, ma anche a valle e in particolare sulla depurazione. Tutto ciò era impensabile fino a 10 anni fa, oggi in Christeyns riusciamo a fare tutto questo grazie alle nuove professionalità di cui disponiamo”.

Eleonora Cartabbia Responsabile Marketing di Macpi, azienda che si occupa di tecnologie per l’industria dell’abbigliamento sottolinea che “per quanto riguarda il trattamento degli abiti da lavoro come Macpi lavoriamo in particolare con le lavanderie industriali che si occupano di sanità e RSA. Per le lavanderie che si occupano di ospedaliero abbiamo pensato e realizzato macchine specifiche che sappiano trattare al meglio il cotone come il modello 290 per lo stiro dei camici, la 295 per le casacche o la 320 per i pantaloni. Il pressato in queste macchine fornisce una qualità dello stiro migliore e adeguata rispetto ad altri metodi.

Il cotone è utilizzato prevalentemente in Europa e in America, laddove prevale il sintetico negli abiti da lavoro, invece, viene utilizzato il Tunnel Macpi, che garantisce il trattamento di volumi cospicui a costi inferiori. Anche nello stiro del cotone stiamo facendo delle modifiche e perfezionando le performance del tunnel in quanto pensiamo che nei prossimi anni la tendenza sia questa, stiro automatizzato per grandi volumi di indumenti. In Italia c’è una forte tendenza ad esternalizzare il servizio di manutenzione degli abiti da lavoro, ancora di più di qualche anno fa, soprattutto nell’Ho.Re.Ca. Nei Paesi Arabi, ad esempio, c’è esattamente l’effetto opposto, le grandi strutture alberghiere con grandi quantità di forza lavoro tendono a crearsi una lavanderia interna”.

Interpellato sull’andamento di mercato, Antonio Ciccarella, Laundry Division Manager di ÈCOSÌ, azienda che si occupa di detergenza, spiega: “Con la pandemia è aumentata la richiesta di lavaggio industriale degli abiti da lavoro per assicurare la loro corretta igienizzazione; di riflesso, le lavanderie professionali si rivolgono sempre di più a noi per avere dei sistemi di lavaggio specifici. È una fetta di mercato che si consoliderà, perché la maggior parte degli abiti da lavoro non è un semplice indumento, ma riveste il ruolo di DPI – Dispositivo di Protezione Individuale.

Perciò, è necessario un trattamento efficace anche sulle macchie più difficili, ma che incida il meno possibile sull’usura degli indumenti, ritardandone, quindi, la sostituzione. Ciò ha una duplice valenza: oltre a dover preservare le caratteristiche di sicurezza degli abiti, il mantenimento dei DPI si traduce in risparmio economico e meno spreco di risorse. Il team Laundry Division di ÈCOSÌ ottimizza i processi di lavaggio dal punto di vista chimico e meccanico tenendo in considerazione tre punti chiave: far durare più a lungo possibile l’abito da lavoro, le esigenze tecniche del cliente e l’impatto ambientale. La sostenibilità ambientale è da sempre al centro delle decisioni strategiche.

In questo caso, il valore aggiunto è dato dall’utilizzo dei nostri detergenti certificati Ecolabel, un marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea. Multicomponente, che prevede detergenti e additivi di origine vegetale e certificati RSPO (ossia con olio di palma coltivato in modo sostenibile). Oltre a essere biodegradabili, sono ideati appositamente per tessuti molto sporchi come gli abiti da lavoro; per esempio, il detergente enzimatico Elba ha una forte azione sgrassante. I sistemi che proponiamo hanno una comprovata efficacia disinfettante: significa che la qualità del servizio è perfettamente integrabile con una visione sostenibile a tutto tondo”.

“Le prospettive di mercato del trattamento degli abiti da lavoro sono senza dubbio in positivo”. Ne parliamo con Alessandro Rolli, Amministratore delegato di Kannegiesser Italia. “L’indumento tecnico è sempre più richiesto, non solo come divisa o per rispondere ad una domanda di carattere estetico, ma in quanto legato ad una esigenza di sicurezza. Sotto quest’ultimo aspetto, le divise, non possono che essere fornite dal datore di lavoro. Nell’ambito della sanità il periodo di Covid ha trasformato e ha incrementato la domanda dell’industria dell’indumento in termini di volumi. Quindi in una valutazione di mercato il trend è in crescita come ci dicono tutti gli indicatori.

Progressivamente anche in Italia ci stiamo avvicinando alle percentuali dei Paesi centro – nord europei. Dal punto di vista tecnologico la complessità dell’abito da lavoro, parlando in particolare di industria, porta ad una complessità anche nella valutazione degli impianti con sistemi di lavaggio molto personalizzati in funzione dei clienti delle lavanderie industriali, con sistemi di recupero delle acque molto più articolati. La natura delle acque che si devono recuperare oltre alla divisione tra alcalino e acido, comporta una distinzione anche tra colorato e non colorato o tra acqua calda e fredda.

Da un punto di vista di processo esistono degli studi che certificano che ad una temperatura più bassa e con un tempo di permanenza degli indumenti più lungo all’interno del tunnel di finissaggio (come il nostro Tunnel XMT), si allunga di molto anche la vita dei capi. Un approccio più gentile nei confronti delle fibre. Un altro limite è rappresentato dal fatto che l’abito da lavoro ha un portatore, soprattutto in ambito industriale, con una taglia definita e un’appartenenza ad un reparto definito. Per quanto riguarda il settore ospedaliero c’è la possibilità della personalizzazione identificando la dotazione con un portatore oppure semplicemente è possibile fornire all’ospedale un certo numero di taglie congrue alle diverse esigenze.

In questo ultimo caso l’accoppiamento degli indumenti e la fase logistica sono meno vincolanti, tanto è vero che in alcuni casi viene gestita direttamente dall’ente ospedaliero. Il trattamento degli abiti nell’industria rispetto all’ospedaliero comporta una complessità di lavaggio maggiore. Nell’industria del food e della farmaceutica ci sono clienti che pretendono che il ciclo di lavaggio sia certificato, cioè sia necessario che un determinato lotto venga trattato a determinate temperature e con modalità specifiche. In relazione alla diversità di trattamento come Kannegiesser disponiamo di diverse macchine.

Le PowerSwing sono centrifughe discontinue che vengono caricate a sacco e sono caratterizzate da una grande forza meccanica; sono macchine specifiche utilizzate in particolare per divise appartenenti all’industria pesante. Sempre per il trattamento degli abiti da lavoro le Lavacentrifughe HighClean sono essenziali per trattare divise in ambienti laddove c’è aria microfiltrata, come ad esempio per chi lavora nell’industria dei processori integrati dove un granellino di polvere è in grado di rovinare un circuito integrato. In questi casi l’ambiente deve essere incontaminato”.

Intervistiamo Paolo Fumagalli Presidente di Pony S.p.A., azienda di Inzago alle porte di Milano che si occupa di realizzare macchine per lo stiro professionale, il quale sottolinea come, “a seguito della pandemia, quindi dopo tre anni particolarmente critici per tutte le attività produttive, ci si aspetta un incremento nella richiesta di servizi di lavaggio degli abiti da lavoro. Infatti, sono sempre di più le aziende che danno una maggior importanza alla loro corretta igiene e questa consapevolezza coincide con la tendenza sempre in crescita di fornirli ai dipendenti per rinforzare il marchio e l’immagine, ma anche per adempire alle normative nel caso in cui essi si configurino come DPI.

Con questo incremento della quantità di abiti da lavoro presenti sul mercato, aumenterà anche l’importanza di selezionare un corretto processo di lavaggio. Questa situazione rappresenta un’opportunità per le lavanderie industriali e professionali che sono in grado di garantire un’efficace igiene, finitura e sanificazione degli indumenti. Per cogliere al meglio questa occasione si rende, quindi, utile capire quali siano i valori più ricercati a seconda del settore di appartenenza dei clienti: ad esempio, per le professioni del settore alberghiero si preferisce l’estetica alla funzionalità e, quindi, le divise devono necessariamente suggerire professionalità ed eleganza.

Invece, per quanto riguarda il settore sanitario, gli indumenti, dovendo essere necessariamente traspiranti e facili da pulire, sarà necessario garantire loro, igiene, comodità ed efficienza. Con questa finalità, Pony offre le migliori soluzioni per ogni tipo di divisa. Per camicie, camici, giacche da cuoco, giacche da infermiere lavate ad acqua le macchine più idonee sono il nostro manichino 404 o il più performante EAGLE 2.0 con castello MAXI da 130 cm, il quale è in grado di stirare sia le camicie di piccola taglia che i camici in meno di 45 secondi senza la necessità di utilizzare l’essiccatoio. Per i capispalla lavati a secco si consiglia l’utilizzo del tradizionale manichino universale MG, mentre per quelli ad acqua è consigliato il manichino tensionante FORMPLUS.

Per pantaloni sia lavati ad acqua che a secco, il topper MPT-DL rappresenta la soluzione ideale in quanto stira perfettamente pantaloni di qualsiasi taglia e tessuto. Le presse con il piano superiore lucido garantiscono, grazie alla piastra calda a 160°, l’eliminazione di tutti i germi e contemporaneamente offrono l’alta qualità di stiro che solo le presse possono offrire. Infine, Pony offre macchinari a ozono adatti per la sanificazione sia degli indumenti di lavoro, come la cabina OZOCAB con sistema a Corona in grado di rendere inattivi i virus, sia degli ambienti come il generatore OZOCUBO in grado di risanare l’aria di un locale.

Passiamo ora alla Renzacci S.p.A., azienda che si occupa di realizzare macchine professionali per il lavaggio a secco e il lavaggio ad acqua e ci confrontiamo con Marco Niccolini, General Sales and Mkt Director, “stiamo assistendo negli ultimi anni ad un aumento del numero di clienti che si stanno dirigendo verso il lavaggio a secco questo è merito dei solventi alternativi al percloro etilene che stanno dando il vantaggio al cliente di poter corrispondere ad un trattamento che rientra a pieno titolo nella sustainable economy con l’eliminazione dei sistemi di lavaggio tossico – nocivi. Ciò ha un’importanza rilevante perché nel trattamento degli indumenti dal lavoro si è coinvolti in segmenti di mercato in cui il cliente oltre alle performance del lavaggio è sempre più sensibile al rispetto per l’ambiente.

Ed essendo i natural solvent biodegra- dabili e ipoallergenici, chiaramente hanno un impatto sull’ambiente molto ridotto. Come Renzacci, abbiamo messo a punto il filtro plastic guard un sistema di filtrazione delle microplastiche che sta incontrando il favore della clientela e che abbiamo presentato in occasione di EXPOdetergo International 2022. Scelta non solo giusta eticamente ma anche appagante dal punto di vista commerciale. Abbiamo poi sviluppato tutta una serie di misure a tutela dell’ambiente, sia nel lavaggio a secco sia nel lavaggio ad acqua.

Come ad esempio, la serie Eco che ha ridotto i consumi di energia per ogni ciclo di lavaggio dal 16% al 20%. Infine, non trascurabile è l’ambito ospedaliero, tanto è vero che anche per questo specifico settore all’interno della nostra gamma abbiamo concepito e realizzato una macchina a barriera sanitaria della serie WB la quale non si limita solo alla disinfezione ma effettua anche la sterilizzazione.

Concludiamo la nostra ampia disamina ritornando ad una azienda che realizza prodotti per lo stiro, Battistella B.G. di Rossano Veneto tra e Vicenza e Treviso, chiedendo a Michele Battistella, Sales Manager di illustrarci cosa pensa di questo specifico segmento di mercato. “Quando sentiamo parlare di stiratura degli abiti da lavoro, ci riferiamo sicuramente ad ambienti grandi e strutturati come per esempio hotel ed ospedali, dove la qualità dello stiro deve fare i conti con la grossa mole di capi da stirare. Le strutture recettive nel passato, in particolare quelle italiane essendo realtà per lo più a trazione famigliare, hanno prestato a volte poca attenzione all’importanza estetica dell’uniforme.

Recentemente però questo trend si è invertito, infatti oggi la situazione si è evoluta, il cliente è abituato a cercare la perfezione anche nell’immagine e non solo nella funzionalità e nei servizi. Detto questo, le lavanderie industriali devono quindi dotarsi di macchinari in grado di far fronte alla grossa mole di lavoro derivante dal trattamento degli abiti da lavoro. L’azienda Battistella nel proprio catalogo Battistella propone due macchinari ad hoc per questo tipo di processo: – Zeus, manichino universale per lo stiro degli indumenti della parte superiore (camicie, magliette, giacche, camici) – Sirio, stirapantaloni per lo stiro di pantaloni di qualsiasi tessuto.

Entrambi i macchinari sono dotati di un touch screen intelligente, il quale permette un controllo totale del macchinario e del ciclo di lavoro. Infatti, tra le numerose funzioni, le macchine hanno la possibilità di creare e salvare i programmi di lavoro (memorizzando tempistiche di vaporizzazione e soffiaggio). Funzione molto utile quando la quantità e la varietà di capi da stirare sono molte alte. Inoltre il touch screen intelligente memorizza all’interno i cicli di stiratura giornaliera, questo garantisce un controllo accurato del numero di abiti da lavoro stirati”, conclude Michele Battistella. •

di Marzio Nava
Rivista DETERGO # Marzo 2023