Quando si sottopone un manufatto tessile ad un trattamento di manutenzione, sia domestico che professionale, ciò che ci si aspetta è che il colore del capo rimanga invariato alle sollecitazioni a cui è sottoposto: acqua, solventi organici, detergenti, temperatura, agitazione meccanica, ecc…, ed inoltre che non provochi lo sporcamento degli altri materiali presenti nel bagno.
In generale la resistenza di un colore all’azione di agenti esterni (acqua, sudore, lavaggio, sfregamento, luce…) viene definita SOLIDITÀ. Essa viene valutata in base ad un duplice aspetto:
- il degrado, cioè la variazione che la tinta subisce dopo la sollecitazione
- lo scarico, cioè l’entità della migrazione del colorante su altre fibre adiacenti.
Per valutare numericamente una solidità del colore si utilizzano due scale, le SCALE DEI GRIGI, una per il degrado (fig.1)
e una per lo scarico (fig.2):
Si tratta di scale cromatiche in cui l’unità di misura è definita “indice” ed essa varia tra 5 (= risultato migliore, nessun degrado o scarico) e 1 (risultato peggiore, massimo degrado o scarico).
La solidità di un colore può essere determinata analiticamente in laboratorio sottoponendo i materiali a delle sollecitazioni standard. In particolare risulta di fondamentale importanza conoscere se il colore sopporti bene, fra tutte, le seguenti sollecitazioni:
SFREGAMENTO A SECCO E A UMIDO (metodo UNI EN ISO 105 X12)
Questa semplice ma fondamentale prova consiste nel sottoporre il tessuto ad uno sfregamento con un tessuto bianco di cotone, prima asciutto e poi bagnato con acqua, per verificare quanto il tessuto si sporchi.
Uno scarico intenso di colore è sinonimo di una presenza troppo abbondante di colorante non ben fissato alla fibra e quindi fonte di probabile criticità.
SUDORE O ACQUA (metodo UNI EN ISO 105 E04 o E01)
In questa prova il tessuto viene imbevuto di sudore artificiale o di acqua e, a contatto con un tessuto standard, viene sottoposto ad una certa pressione mediante uno strumento definito perspirometro.
Se la tintura non è ben solida vi sarà un passaggio di colore dal tessuto in esame a quello standard di riferimento. In tal modo è possibile verificare se vi siano criticità nel materiale quando, bagnato di acqua o di sudore, entra in contatto statico con altri materiali a toni più chiari.
LAVAGGIO IN ACQUA (UNI EN ISO 105 C06)
Questa prova consiste nel simulare un bagno di lavaggio con detergente, alla temperatura selezionata in base all’etichetta di manutenzione del capo, per verificare l’intensità di scarico del colore dal tessuto al bagno ed eventuale rilsalita sui materiali presenti nello stesso bagno (nell’immagine un esempio tipico di difettosità al lavaggio)
LUCE ARTIFICIALE (UNI EN ISO 105 B02)
In questa prova il tessile viene sottoposto all’azione di una luce artificiale allo Xenon, che, nella composizione spettrale, risulta del tutto simile a quella solare, ma energeticamente molto più intensa.
Il risultato di questa prova non viene fornito, come in tutti gli altri casi, come indice della scala dei grigi ma con la scala dei blu, cioè una scala da 1 (risultato peggiore) a 8 (risultato migliore) che viene sottoposta ad irraggiamento insieme al campione.
Con questo tipo di prova è possibile replicare e prevenire le tipiche difettosità da “effetto vetrina” in cui le temperature e l’intensità dell’illuminazione provocano il degrado delle zone più esposte (fig.3).
Le solidità finora elencate sono solamente alcune di tutte quelle che è possibile misurare in laboratorio. Vediamo ora un caso particolare di difettosità del colore.
Un caso studio di laboratorio
Esistono dei casi molto particolari in cui si verifica una combinazione di due sollecitazioni diverse, ciascuna delle quali, separatamente, non porta ad alcun degrado anomalo del colore ma in combinazione sono fonte di estrema criticità.
Nelle immagini a seguire è riportato il caso di un pantalone da lavoro, che dopo un breve utilizzo presenta un intenso degrado del colore (nell’immagine è possibile apprezzare l’intensità del difetto, anche per confronto con il pantalone nuovo).
In base al fatto che il degrado maggiore è localizzato nelle zone più esposte alla luce solare si è provveduto a verificare la solidità del colore alla luce artificiale, riscontrando un valore accettabile, e non certo tale da giustificare una difettosità così spinta.
Si è quindi provveduto a ripetere la prova con il tessuto imbevuto di una soluzione di sudore artificiale, sia acido che basico. Il risultato è facilmente comprensibile nell’immagine a seguire:
Se la solidità del tessuto asciutto è discreta, quando lo stesso materiale è imbevuto di sudore, in particolare alcalino, si innescano delle degradazioni foto-chimiche del colorante molto più veloci e tali da portare alla difettosità lamentata.