INCHIESTA — Vai in lavanderia, ragazzo!

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Per il 2015 un’autorevole fonte scientifica come l’Isfol propone dati di crescita per un settore che, come confermano gli addetti ai lavori interpellati da Detergo, si rivela sempre più vitale e multiforme. Nonché connesso alla valorizzazione di un comparto tessile tuttora inteso, nel turismo e nella sanità, come asse portante del Made in Italy. Tanto da attualizzare un classico slogan che nell’800 invogliava i giovani americani ad andare nel “West”.

“Vai in lavanderia, ragazzo!”. Esistessero ancora, in Italia come in America, mitologici giornalisti alla stregua di Horace Greeley, questo sarebbe l’imperativo oggi gridato a nove colonne sulle prime pagine economiche dei quotidiani. Un cubitale “Vai in lavanderia, ragazzo!”, titolato con la stessa enfasi usata nell’800 da Greeley per diffondere il suo tormentone “Go West, young man!”, quando la sua “mission” era invogliare le nuove generazioni al grande viaggio nel selvaggio ovest, all’epoca ancora privo di città e infrastrutture.
Due secoli non sono uno scherzo ma, per quanto riguarda la forza d’urto di uno slogan così felice, basta solo cambiare la destinazione del viaggio. Macchine lavatrici e stiratrici al posto dei cavalli e dei saloon, dunque. L’importante è che gli “young men” sappiano dove andare, oggi come allora. In lavanderia piuttosto che all’assalto dei pellerossa. A rammentarlo è la classifica su quelle che, secondo il consultatissimo sito studenti.it, sono le professioni più richieste dal mercato all’inizio del 2015. Al primo posto troneggia infatti un “addetti ai servizi di lavanderia e pulizia” quanto meno inequivocabile, seguito, nell’ordine, da “addetti alla vendita all’ingrosso”, “addetti alla pulizia degli edifici”, “fabbri e costruttori di utensili”, per giungere, al posto numero 5, ai primi laureati della graduatoria, ovvero gli ingegneri.
Nulla di improvvisato, nella top ten che, dal sesto al decimo posto, mette in fila personale turistico, avvocati, educatori-formatori, infermieri e assicuratori. Anzi, la fonte a cui studenti.it fa riferimento risulta quanto meno autorevole, trattandosi dell’Isfol, istituto di ricerca che, facendo capo direttamente al ministero del lavoro, monitora costantemente domanda e offerta nel mercato italiano. E dall’Isfol giunge la conferma dell’analista Maria Grazia Mereu: “E’ bene precisare che nelle nostre ricerche consideriamo un settore di mercato dove la lavanderia coesiste con quello delle pulizie professionali. Ma, anche all’interno di questo contesto, le indicazioni occupazionali relative al 2015 risultano positive, considerando che parliamo di un aumento stimato in circa 500mila posti di lavoro. Anche per quanto riguarda il prossimo biennio 2016-2017 le stime si annunciano positive, seppure a fronte di un calo nel settore parallelo del tessile e dell’abbigliamento”.
“Sono dati che ci fanno riflettere su vari temi, e anche con grande attenzione” commenta Luciano Miotto, amministratore delegato di Imesa, azienda trevigiana che produce macchine per la lavanderia. “Innanzitutto occorre far giungere ai giovani un messaggio corretto circa il nostro settore e le sue attuali tendenze – continua Miotto, che è anche presidente della fiera EXPOdetetergo International, da poco svoltasi a Milano. – Perché sbagliamo se ai nostri ragazzi facciamo pensare che lavanderia oggi significa solo l’attività del benemerito negozio all’angolo del proprio quartiere. Che per fortuna continua a esistere, ma all’interno di un indotto molto più ampio, dove l’obbiettivo si allarga alla produzione e manutenzione di abbigliamento e per comparti vitali come la sanità e il turismo”.
“Nel momento in cui – conclude Miotto – da qui discende la convinzione che lavanderia oggi significa promozione del Made in Italy negli alberghi, nei ristoranti e negli ospedali, dove si utilizzano determinati prodotti tessili, potremo stare certi che il messaggio è giusto, nonché destinato a promuovere davvero nuove occasioni di lavoro come imprenditori, artigiani e operatori della lavanderia, sia ad acqua che a secco”.
“Per noi sono dati attesi, ma anche molto graditi, che confermano la validità di determinate nostre scelte – spiega Gabrio Renzacci, presidente della Renzacci, che a Città di Castello, in Umbria, produce macchine per il secco. – Mi riferisco all’asse portante da sempre costituito dall’innovazione all’interno della nostra azienda. Dove, non a caso, funziona un laboratorio permanente dedicato all’innovazione rivolta a soddisfare un bisogno globale di pulizia, che oggi non possiamo disgiungere da un dato vitale come la salute dell’ambiente in cui si lavora e si pulisce”. “Coerentemente con questa convinzione, dalla Renzacci – continua il direttore commerciale Marco Nicolini – arrivano sul mercato macchine contrassegnate dal marchio innovativo CleanBio’, che significa una prioritaria e qualificante attenzione per l’Ambiente”.
D’altra parte, la realtà ci dimostra che se prendiamo un comparto imponente per strutture e fatturati come quello delle lavanderie industriali, lo rileviamo caratterizzato da spinte innovative e virtuose sintomo della migliore “salute” in termini di idee e di investimenti. Tanto è vero che, guardando al nostro Paese, si rilevano centinaia di aziende connesse nel modo più virtuoso ed efficiente con settori chiave come la sanità, la ristorazione e l’accoglienza turistica. Ciò è possibile operando interventi finalizzati a quella garanzia di salute ambientale oggi richiesta come indispensabile sia dal mondo della sanità che da quello del turismo. Ne consegue un futuro delle lavanderie industriali sempre più caratterizzato da una parte da alti livelli di automazione, grazie a cui risparmiare energia e proteggere l’Ambiente, e dall’altra dal ruolo chiave di figure professionali sufficientemente specializzate per poter gestire a vari livelli processi produttivi altamente sofisticati, sia nelle macchine, che nei sistemi operativi che nella logistica (ciò equivale a domanda di ingegneri, chimici specializzati, operatori ecologici, imprese di trasporti).
“In un momento economico ancora così incerto, questi forniti dall’Isfol e ripresi da studenti.it, anche se da valutare con prudenza, risultano alla fine dati confortanti – precisa Corinna Mapelli, direttrice commerciale di Trevil, che nel Milanese produce macchine per lo stiro. – Fanno pensare a un indotto economico virtuoso, dove la lavanderia si espande e offre lavoro, stagionale o fisso, sia nell’artigianato che in nuove e importanti realtà come i centri commerciali”.
Tutte voci, quelle che abbiamo ascoltato, fatte apposta per confermare lo slogan ideato per il 2015: “Vai in lavanderia, ragazzo!”.

di Stefano Ferrio
Rivista Detergo Gennaio 2015