Un anno è bastato perché questo nuovo marchio sfondasse ad Arezzo e fuori, trainato dai risultati di eccellenza di ben quattro lavanderie. Ciò è possibile grazie a un’idea di impresa che coniuga la sapienza dei negozi tradizionali agli elevatissimi standard di qualità oggi garantiti a chi, per lavare e stirare, investe nelle macchine giuste
Si può in un anno partire da zero e diventare imprenditori di successo nella lavanderia? Anche in un periodo di crisi economica come questo? Bruciando le tappe con la sapienza e il coraggio che portano ad avviare non una, ma quattro fiorenti attività commerciali nel giro di pochi mesi, con il risultato di coniugare, nello stesso progetto, tradizione artigiana e standard da centro commerciale?
La risposta è sì, e la vicenda della “LavAr”di Arezzo è fatta apposta per dimostracelo.
Ci vogliono dei presupposti, ci mancherebbe altro, nonché degli accorgimenti, però sbaglia chi pensa che sia sufficiente un capitale da investire per riuscire nell’impresa.
A ennesima dimostrazione che la crisi si vince con le idee, prima ancora che con i capitali, ecco a voi la storia intitolata “LavAr”, tutta ambientata in Toscana (regione non a caso di grandi “tradizioni lavandaie”), e, particolare di non secondaria importanza, destinata a un lieto fine ancora tutto da scrivere. Nel senso che, nonostante gli splendidi risultati già ottenuti, la netta impressione è di essere appena all’inizio di una parabola che si annuncia ricca di prospettive e possibilità.
Per illuminarne i capitoli, risulta fondamentale conversare con quello che è il suo principale ispiratore, ovvero il titolare Michele Catalani. “Pensate che fino a due anni fa io non ho mai lavorato nella lavanderia – racconta il giovane imprenditore toscano – anche se un colpo d’occhio non superficiale sul settore ho sempre potuto darlo grazie alle tradizioni di famiglia, che si è ritagliata un ruolo da protagonista nell’industria dell’abbigliamento, nella nostra terra toscana da sempre ricca di idee e di marchi di fabbrica”.
Grazie all’esperienza acquisita lavorando nella ditta di famiglia, il giovane Michele Catalani intuisce che la parola “abbigliamento” ha ampliato i suoi significati rispetto al secolo scorso. E non va intesa solo come artigianato, peraltro di elevato livello, ma anche come indotto di servizi, dove un ruolo di rilievo è rivestito dalla lavanderia. Un’intuizione che ha modo di concretarsi un paio di anni fa. “Succede quando vengo avvicinato per sapere se è di mio interesse investire in un’azienda locale. In particolare mi chiedono se voglio investire nelle lavanderie, aprendone alcune ex novo. Prima di aprirle, mi sono rivolto alle sorelle Sorini, che lavorano in questo settore da più di 20 anni, con l’intenzione di collaborare, dato che non avevo mai fatto questo mestiere”.
Una scommessa tentata a ragion veduta, spiega dunque Catalani, i risultati, infatti, non tardano a farsi apprezzare. Basta giusto un anno. Quello che trascorre dall’inaugurazione della lavanderia LavAr, avvenuta nel dicembre del 2013, in contemporanea con l’acquisizione del glorioso negozio delle sorelle Sorini. Sono tredici mesi segnati da altre due, importanti inaugurazioni: quella di una seconda “LavAr” in centro città, e quella dell’esercizio avviato con successo all’interno del centro commerciale Esselunga del Gignoro, a Firenze.
Ecco dunque dimostrato come un anno e poco più può tuttora bastare per fare centro nel settore lavanderia. “Ma è un risultato che poggia su scelte precise – spiega Michele Catalani – a cominciare dalle macchine di qualità, come le lavatrici Miele e i manichini per lo stiro forniti da Trevil. A ciò bisogna aggiungere una definizione molto curata dell’immagine, per noi di LavAr indispensabile. Lo sa benissimo chi entra in negozi che rifulgono per il comfort e la pulizia, così indispensabili al giorno d’oggi, ma senza dimenticare, dove è possibile, le immagini delle lavandaie che, ai bei tempi, scendevano in riva al fiume con i loro cesti di biancheria”.
Donne da cui LavAr ha voluto ereditare anche un impagabile senso dell’efficienza. “Che – spiega Michele Catalani – si traduce in alta qualità e tempi ridotti. Perché, al giorno d’oggi, il cliente che entra in una lavanderia come la nostra vuole giustamente essere ripagato della sua scelta”.
di Stefano Ferrio
Rivista Detergo Gennaio 2015