Nell’ambito della lavanderia e del trattamento dei capi e in particolare dell’uso del candeggio, è necessario porsi alcune domande, che potremmo sinteticamente riassumere nel seguente modo: a cosa serve il candeggio? Quanti tipi di candeggio ci sono? A cosa serve l’ottico? Quali danni si possono creare usando il candeggiante e l’ottico?

Per capire in modo più compiuto l’argomento è necessario illustrare anche in modo sintetico alcuni elementi di ottica tra cui, la natura della luce, il riflesso della luce sugli oggetti ma anche sul colore percepito dall’occhio. Il colore nasce dalla luce. La luce (quella del sole o di una lampada) è una energia elettromagnetica; le onde elettromagnetiche viaggiano nello spazio trasportando energia; tali onde sono caratterizzate dalla frequenza, ovvero il numero di onde per unità di tempo (maggiore è la frequenza e maggiore è l’energia) e dalla lunghezza d’onda ovvero la distanza tra onda e onda.

L’occhio risponde alle radiazioni comprese in un intervallo di lunghezza d’onda che va da 380 nanometri nm (violetto) a 740 nm (rosso cupo). Questo intervallo costituisce la luce visibile.
Le radiazioni che l’occhio non percepisce sono:
• infrarossi con lunghezza d’onda maggiore;
• ultravioletti con lunghezza d’onda minore.
Gli oggetti ci appaiono colorati poiché riflettono verso il nostro occhio solo determinate lunghezza d’onda della luce. Una mela ci appare rossa perché tutte le lunghezze d’onda eccetto le più lunghe (quelle che appaiono rosse), vengono assorbite dalla superficie della mela.

Se la superficie di un corpo assorbe tutte le radiazioni della luce bianca appare nero, mentre se le riflette tutte appare bianco Gli oggetti colorati contengono dei pigmenti detti cromofori che assorbono alcune lunghezze d’onda, mentre le restanti sono riflesse e possono raggiunge il nostro occhio. Il rapporto tra le radiazioni riflesse dal corpo e quelle riflesse da una superficie di riferimento perfettamente bianca con riflessione 100% – valutato ad ogni lunghezza d’onda – viene chiamato riflettanza.

Per candeggio o sbianca si indicano tutti quei trattamenti il cui scopo è quello di eliminare dal tessuto quelle particelle dette cromofore che assorbono la luce ma che sono in grado anche di rifletterla (macchie, sudiciume, invecchiamento ecc.). In alcune fibre come cotone, lino, lana e seta sono presenti delle impurità non eliminabili con il candeggio (60% impurezza lana -25% impurezza cotone di colore giallo paglierino) non presenti nelle fibre sintetiche.

Come si rileva nella figura, fatta cento la riflettenza ottimale del bianco, il cotone presenta una riflettenza del 70-75% a causa delle impurezze presenti per cui a seguito del candeggio il tessuto ha ancora una tonalità gialla. Lo stesso vale per la lana che a causa della maggior quantità di impurezza, dopo il lavaggio risulta ancora più gialla rispetto al cotone. Nel caso della lana, lino o cotone, per migliorare il bianco è necessario usare l’ottico con una riflettenza al 100% e con picchi al 140% tendente all’area del blu (della figura).

Candeggio con ottico
Per comprendere a fondo la differenza tra candeggio e candeggio ottico è necessario analizzare il grafico.
Nel grafico sono riportati:
• i valori di riflettenza dello standard bianco (R% 100);
• un cotone candeggiato chimicamente in cui la curva è più bassa rispetto a quella dello standard bianco (non riflette la stessa quantità di radiazioni): il campione di cotone candeggiato chimicamente, mancando di componente violacea, risulta più giallo dello standard bianco.

Per migliorare il grado di bianco è necessario compensare la tonalità gialla tramite l’applicazione di una sostanza particolare denominata azzurrante ottico. Si tratta di sostanze organiche a carattere fluorescente, capaci di assorbire le radiazioni nell’intervallo del “vicino ultravioletto” e di emettere le radiazioni ottiche nella zona del violetto blu. Queste radiazioni si sommano a quelle giallo-rosse del materiale e lo fanno apparire più bianco e più luminoso; in effetti la curva del cotone candeggiato otticamente ha una riflettenza nell’intervallo violetto blu largamente superiore a quella dello standard bianco. Nell’intervallo giallo-rosso pur rimanendo leggermente al di sotto dello standard bianco, l’osservatore dà maggior peso all’effetto cromatico piuttosto che a quello della chiarezza e il materiale diventa meno luminoso (meno chiaro) anche giudicato più bianco. Il fenomeno fisico che si produce nelle molecole di azzurrante ottico viene chiamato fluorescenza.

Tessuto visto sotto la lampada di wood con ottico e senza ottico

Per fluorescenza si indica la capacità di alcuni materiali di emettere luce quando vengono colpiti da raggi ultravioletti o da luce visibile (in tal caso emettono luce di colore diverso). Il nome deriva dalla fluorite (minerale di calcio e fluoro) che è fluorescente. I minerali fluorescenti cessano di essere luminosi al cessare dello stimolo. Per poter osservare la fluorescenza è necessario munirsi di una lampada che emetta dei raggi ultravioletti detta “lampada di Wood” (viene utilizza per riconoscere le banconote autentiche da quelle false). La lampada emette una fioca luce di colore viola e una certa quantità di raggi ultravioletti invisibili all’occhio umano.

Difetti che il candeggio può provocare al tessuto
Esistono due tipi principali di agenti candeggianti: all’ipoclorito e all’ossigeno.
a) candeggina o varechina o ipoclorito sodico. Tra i vari candeggianti chimici è quello che ha un’azione ossidante più forte e pertanto se non viene utilizzato nelle giuste concentrazioni e a temperature controllate può provocare forti danni al tessuto (decolorazioni, perdita di resistenza, falli, ecc.). La presenza di metalli può accelerare l’azione del candeggiante con gravi danni (azione catalitica). Ha una spiccata azione battericida e germicida. È instabile alla luce e al calore e pertanto la sua concentrazione ed efficacia possono variare nel tempo in relazione alle condizioni di permanenza delle merci in magazzino. Come già detto è necessario prendere particolari precauzioni nell’introduzione dell’ipoclorito nel bagno di lavaggio. Normalmente l’ipoclorito si trova in commercio in soluzioni diluite, la cui concentrazione è misurata in percentuali di cloro attivo; l’ipoclorito in commercio si trova in soluzioni dall’1 al 4% di cloro attivo nelle cosiddette candeggine, in soluzione più concentrata dal 4 all’8% negli sbiancanti industriali.

Fallo da ipoclorito sodico

b) Perborato sodico. Ha un’azione meno spinta dell’ipoclorito; si presenta come una polvere bianca, poco solubile ma facilmente decomponibile in acqua, liberando acqua ossigenata; in genere viene usato incorporato al prodotto di lavaggio o addizionandolo ad un altro della gamma (rafforzatore). Viene commercializzato a concentrazioni di ossigeno attivo di circa il 10%. La presenza di metalli può accelerare l’azione del perborato creando un danno catalitico (trasformazione della cellulosa in ossicellulosa solubile in acqua). Non è efficace come germicida.

c) Acqua ossigenata o perossido di idrogeno. Ossida le impurezze della fibra con il risultato di candeggiarla; nei processi di candeggio viene usata a concentrazioni di ossigeno attivo di circa il 20-30%. Al 3% viene usata come disinfettante. La concentrazione dell’acqua ossigenata nelle soluzioni acquose si misura in volumi di ossigeno pari ai litri di ossigeno nascente sviluppati da ogni litro prodotto. L’acqua ossigenata al 3% svolge 12 litri di ossigeno e pertanto è a 12 volumi. Ha un’azione meno spinta del perborato.

Solidità all’acqua corrente di acquedotto
Lart ha verificato in numerose situazioni il forte degrado di colore di alcuni materiali sottoposti alla semplice bagnatura d’acqua corrente. Su uno stacco di tessuto, posto su un bicchiere, si lascia gocciolare l’acqua del rubinetto per 4-5 minuti e successivamente a campione asciutto si valuta il degrado nella zona di gocciolatura. Il colore si ottiene miscelando in opportune combinazioni tre colori base (verde-blu-rosso). Un colore dei tre (probabilmente il blu) tende ad andarsene causando così viraggi di colore con formazione di chiazze molto simili ai difetti causati da lavaggi contenenti ipoclorito di sodio (candeggina).

Il difetto interessa alcuni colori particolari quali gli azzurri, i blu, i colori pastello e i colori coloniali. Non esistono normative di prova. Il degrado viene espresso mediante la scala dei grigi con valori da 1 pessimo a 5 ottimo. Gli stilisti e le aziende per vendere ed emozionare i clienti creano colori brillanti e vivacissimi, agendo sul candeggio ottico prima della tintura. Questa prassi è però spesso: dannosa per l’ambiente e pericolosa per la salute. Dannosa perché riduce le solidità dei colori – ai vari fattori di esposizione del capo durante la vita – e la manutenzione in modo consistente.

Gli sbiancanti a contatto con la pelle potrebbero venir assorbiti dall’organismo. Numerosi studi hanno associato l’insorgenza di eczemi e dermatosi con l’uso indiscriminato di queste sostanze. Si dice che l’esposizione della pelle alla luce solare, dopo il contatto con queste sostanze, favorisce la comparsa di dermatosi. Tali sostanze tendono ad accumularsi negli organi animali (fegato e reni) e nelle radici delle piante. Si degradano difficilmente e molto lentamente. Per diminuire i rischi per la salute e l’ambiente sarebbe quindi bene evitare l’uso di queste sostanze. •

Di
Ing. Vittorio Cianci
Direttore LART – Laboratorio Analisi e Ricerca Tessile

Rivista Detergo – Numero 4, Aprile 2022