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The new cover
Even before unwrapping this magazine from its plastic cover, you may certainly realize that there is something new about it: in fact, the cover is no longer dedicated to an advertisement, but to the “character of the month”.
That’s right: from this issue on, instead of promoting the sale of products or services, many of the covers will be dedicated to recognizing the good things done by the people who work in our industry. In other words, a gallery of “personalities”: people from the trade, agents, experts and businessmen who have in some way demonstrated the skills, intuition, perseverance and other talents that help make textile care maintenance successful.
“A cover story” of about 2/3 pages for each of these personalities, talking about the person, their company, and possibly the machinery that contributed to this success. It will be a gallery of special people working in drycleaner’s/laundries or rental laundries; and each of these is probably a colleague of yours, and also an example to follow; a supplier, and also a person you can rely on.
We open this issue by talking about a “historical” businessman who has now handed over a large part of his company’s management to his offspring, but who still works with passion alongside rental laundries.
The last time I saw him, he proudly showed me around his new premises (or rather, the old premises which have been given a complete makeover), explaining, office by office and workshop by workshop, how their work was well organized, in pursuit of excellence. And I was struck by the passion and love he put into his words as he described what he does, his respect for his customers and appreciation for his workers, his pride about the work of his offspring and the company’s continuity: all his “creations”.
Job well done, “daddy” Lucio!

… and long-time ills

2- The school nobody wants
In the same issue of Detergo we publish a letter from a businessman criticizing a new law under which all laundries are required to have “head technicians”. The main objection raised here is that in so doing people who are about to retire will find it incredibly difficult to capitalize on their own work, in other words, sell their laundry to young people who can carry on with the business.
On the other hand, trade associations have been calling for this law, to prevent people from improvising and discrediting a category that is already not given a huge amount of consideration. And that “has improvised” a request to attend a “training school” which does not exist in Italy, and with a teaching program that far exceeds the training needed (why should a drycleaner need to know English?).
The problem here is, Italy has no trade school; you can find schools in France, (Lyons), Germany, and Spain (including online schools); all these countries import a large share of the machinery needed to open a dry cleaner’s/rental laundry from Italy (and therefore with less likelihood of finding sponsors). The Italian upper classes has always opposed education. When schooling became compulsory, it was feared that “workers, in learning to read, would enter into contact with dangerous political ideas “.
In Verona, an attempt was made to set up a special training center for our sector at a private school there; but the attempt fell through because the very same associations that were supposed to support it couldn’t agree.
Apparently, a school of this kind, which is so important for most people working in the trade, is not viewed in a positive way by the people at the top; this country has had great, far-sighted businessmen, Olivetti, Ferrari, Borghi, Mattei and hundreds of others who have created an industrial Italy, but this category of people now seems to no longer exist.
What a pity, because we really need such a school.
Diego Zambelli


La nuova copertina
Ancora prima di aprire il cellophane che ricopre questa rivista, avrete certamente notato qualcosa di nuovo: la copertina infatti non è più dedicata all’annuncio pubblicitario, ma al “personaggio del mese”. Proprio così: da questo numero la maggior parte delle copertine saranno dedicate, anziché a spingere le vendite di prodotti o servizi, a riconoscere quanto di buono hanno fatto coloro che operano nostro settore. Sarà quindi una galleria di “personaggi”: operatori, agenti, tecnici ed imprenditori che in qualche modo hanno dimostrato capacità, intuito, perseveranza ed altre doti che contribuiscono a formare il successo nelle attività riconducibili alla manutenzione dei tessili.
Per ognuno di questi personaggi sarà redatta “una cover story” di circa due/tre pagine all’interno della quale si parlerà della persona, della sua azienda, ed eventualmente dei macchinari che questo successo hanno contribuito. Sarà una galleria di persone speciali, che operano nelle lavanderie a secco o in quelle industriali; ed ognuna di esse è probabilmente un vostro collega, ma anche un esempio da seguire; un vostro fornitore, ma anche un vostro punto di riferimento.
Iniziamo con questo numero parlando di un imprenditore “storico” che oggi ha delegato in gran parte la gestione della propria azienda ai figli, ma che ancora opera con passione a fianco delle lavanderie industriali.
L’ultima volta che sono andato a trovarlo, mi ha mostrato con orgoglio la nuova sede (o meglio, la vecchia sede, completamente rinnovata), illustrando, ufficio per ufficio e officina per officina, come il loro lavoro fosse ben organizzato, alla ricerca dell’eccellenza. E mi ha colpito la passione e l’amore che metteva nelle sue parole illustrando il proprio lavoro, il rispetto per i clienti e l’apprezzamento per le maestranze, l’orgoglio per l’operato dei figli e per la continuità dell’azienda: tutte sue “creature”.
Ottimo lavoro, “papà” Lucio!

… ed antichi malanni

La scuola che nessuno vuole.
In questo stesso numero di Detergo pubblichiamo la lettera di un industriale del settore che critica nuova legge che impone un “responsabile tecnico” per ogni tintolavanderia. La principale obiezione di quest’imprenditore  è che in questo modo l’operatore in età di pensione avrà immense difficoltà a capitalizzare il frutto del proprio lavoro, e cioè vendere la lavanderia ad un giovane che possa proseguire la sua attività.
Dall’altra parte le associazioni di categoria ne invocano la necessità, anche per evitare che operatori improvvisati possono screditare una categoria che già gode di poca considerazione. E “improvvisa” una richiesta di “scuola professionale” che in Italia non esiste, con un programma ben superiore alla formazione necessaria (perché un pulitintore deve saper l’inglese?).
Il problema è che in Italia non esiste nessuna scuola specializzata; esistono in Francia, a Lione, in Germania, in Spagna (anche via Internet); Paesi che, tra l’altro, importano da noi gran parte dei macchinari necessari ad aprire una tintolavanderia. (E quindi con minori possibilità di essere sostenuti da sponsor). La classe dirigente italiana, da sempre, ha osteggiato la formazione scolastica. Quando è stata introdotta la scuola dell’obbligo, il timore era “che gli operai, imparando a leggere, venissero a contatto con idee politiche pericolose”.
Nel nostro settore c’è stato un tentativo, a Verona, presso la scuola dei salesiani, di istituire un centro di formazione specifico per il nostro settore; ma il tentativo è naufragato per la litigiosità delle stesse Associazioni che dovevano sostenerla.
Sembra che questa scuola, così importante per gran parte degli operatori, non goda di buoni favori presso la classe dirigente; abbiamo avuto grandi e lungimiranti imprenditori, gli Olivetti, i Ferrari, i Borghi, i Mattei e centinaia di altri che hanno saputo creare l’Italia industriale, ma sembra che questa categoria di persone si sia estinta.
Peccato, perché una scuola ci vorrebbe proprio.