“Siamo come una grande famiglia” è la frase chiave per comprendere l’escalation dell’azienda trevigiana che, forte di 15 milioni di fatturato annuo, oggi opera sulla scena globale servendo tanto la grande lavanderia industriale che il lussuoso hotel a cinque stelle che il self service dotato di nuovi servizi.
A tutti i clienti viene offerta l’eccellenza made in Italy di un “Taylor Made” personalizzato, che adatta le macchine a qualsiasi esigenza: come raddoppiare i serbatoi, bonificare le tute usate nei laboratori farmaceutici, trattare la lana per conto dell’industria tessile
Tutto fatto in casa, e su misura.
Così ragiona e opera Imesa.
Sapendo come vincere su ogni fronte.
Alla vigilia di fiere-evento come la Host di Milano, in ottobre, e la Gulf Laundrex-EXPOdetergo International di Dubai, in novembre, il momento ideale per capirlo è quello della pausa pranzo. Perché, nella mensa della fabbrica di Cessalto, succede spesso di vedere tutti assieme titolari, operai, responsabili d’area, amministrativi di una fabbrica che costruisce tutto da zero,
assemblando ed esportando in ogni angolo del pianeta lavatrici super-centrifuganti, lava-centrifughe, essiccatoi rotativi, mangani a rullo e calandre asciuganti di ogni portata e dimensione. E di scoprire che non sono impegnati a fare le belle statuine, ognuno nel suo angolo con un occhio alla pastasciutta e l’altro al cellulare, ma piuttosto a dialogare intensamente di ciò che in quel giorno più appassiona e coinvolge, a proposito del lavoro, ma anche della vita in genere.
Per cui, quando a fine pranzo l’ingegner Luciano Miotto, amministratore delegato dell’azienda trevigiana leader mondiale nella produzione di macchine per la lavanderia, si alza dal tavolo per spiegare che “qui siamo come una grande famiglia”, le sue parole centrano perfettamente il bersaglio. Perché mantenere una dimensione familiare, basata su obbiettivi condivisi, all’interno di un’azienda da oltre 100 dipendenti, significa porre le basi di una “Squadra Imesa” che conquista spazi nel mercato globale facendo leva sulla propria omogeneità, il proprio spirito d’impresa, la propria sintonia con un mondo esterno soggetto a continue trasformazioni.
La famiglia, intesa anche come dna di saperi che si tramandano, è linfa di cui si alimenta quell’Artigianato che contraddistingue il Made in Italy, conferendo identità di brand a una produzione a prova di imitazioni. Lo si vedrà anche a Host e al Gulf Laundrex di Dubai, dove Imesa presenta i suoi nuovi gioielli, ovvero gli essiccatoi ES23 e ES34, macchine con la più ampia apertura porta al mondo (diametro di 803mm) per facilitare le operazioni di carico e scarico da parte dell’operatore.
Altissimo artigianato declinato in produzione industriale, ancora una volta.
“Succede così da quando, una quarantina di anni fa, mio padre Gianpiero dava inizio a quest’avventura – spiega Luciano Miotto -. E se oggi io e mio fratello Carlo, che di Imesa è direttore commerciale, abbiamo a che fare con i competitor del mercato globale, è perché, nell’anima dell’impresa, non è cambiato nulla rispetto a quando papà riusciva a imporsi nell’indotto delle piccole lavanderie di quartiere a cui proponeva le macchine di allora”. Per mettere a fuoco un trend aziendale da 15 milioni di fatturato annuo, è necessario quindi partire da questa immagine di Imesa grande famiglia artigiana, che fa squadra con naturalezza e determinazione, producendo integralmente macchine la cui portata spazia fra i 7 e i 120 chili.
“È fondamentale comprenderlo più che mai nel 2017 – continua l’amministratore delegato – perché questo è l’anno in cui abbiamo compiuto il grande balzo. Abbiamo cioè raddoppiato lo spazio operativo della fabbrica avviando un secondo padiglione espressamente destinato alle produzioni per lavanderie industriali, settore in cui è risaputa la concorrenza di brand stranieri resi autorevoli da storia aziendale, patrimoni di know how, relazioni internazionali.
Sono tutti competitor di cui abbiamo ovviamente rispetto, ma nessuna paura, semplicemente perché sappiamo cosa Imesa offre di unico sul piatto di qualsiasi cliente, dalla grande struttura multinazionale al self service aperto dentro un centro commerciale”.
Questo asso nella manica, che Imesa può calare in ogni partita, ha un nome noto quanto prezioso, “Taylor Made”, termine inglese che, chiamando in causa la professione del sarto, “the taylor”, significa “fatto su misura”.
Solo coltivando quotidianamente l’arte del Taylor Made, cosa resa possibile dal totale controllo “in sede”
dell’intera filiera produttiva, acquista senso la potente muscolarità esibita da Imesa per competere nell’ambito delle lavanderie industriali. Con il fine di sensibilizzare il cliente su una relazione all’insegna della partnership, del dialogo continuo, dell’adattabilità di ogni format aziendale alla specifica domanda di chi acquista.
È solo la filosofia del Taylor Made a dare ragione di infinite variazioni dettate dalle finalità d’uso su cui Imesa è chiamata a intervenire. Vale per i serbatoi aggiunti alle macchine che lavano mops e zerbini, per il doppio scarico destinato all’industria chimica (dove il primo rilascio d’acqua sporca è collegato a un depuratore), per l’acciaio Inox utilizzato nelle “lava-tele” vendute ai caseifici, per gli accorgimenti estremamente sofisticati con cui soddisfare industrie farmaceutiche che devono non solo lavare, ma bonificare tute e bardature indossate in laboratori ad alto rischio. Significativo anche il servizio
prestato abitualmente ad aziende tessili, che richiedono a Imesa lavatrici in grado di provvedere all’infeltrimento controllato di lane preziose come il cachemire.
Volendo entrare nello specifico di applicazioni concrete, è un Taylor Made esaltato da un catalogo-clienti in cui rinvenire uno accanto all’altro il convento francescano della Custodia di Terrasanta, a Gerusalemme, il Savoy Beach Hotel di Paestum, l’avveniristico self service-ludoteca per bambini di Azzano, in provincia di Pordenone. Tre esempi scelti fra centinaia, eppure sufficienti a dare il senso di
un’universalità di servizio conquistata da Imesa.
Ovvio che, per offrire le performance richieste dal mercato globale, l’alto artigianato di Imesa abbia dovuto calarsi nelle regole richieste da una “competition” di assoluta eccellenza, ma è anche vero che una storia aziendale caratterizzata in modo così probante da una divisione Ricerca & Sviluppo interna, possedeva ogni caratteristica per riuscirvi.
Il risultato è la piena, costante applicazione di una politica aziendale delle 4 E. Ovvero:
Easy Use – Touch Screen ricavato dal linguaggio universale dei telefonini.
Energy Saving – Programmi a bassa temperatura, ottimizzazione dei detergenti e dell’utilizzo idrico, isolamenti termici.
Ergonomia – Design d’eccellenza per ogni prodotto, touch screen ad altezza d’uomo (inclinato e regolabile), oblò di grandi dimensioni.
Ecologia – Impatto ambientale ridotto tramite abbattimento di consumi energetici e idrici, e di impiego di detergenti. Con parallela riciclabilità.
Perché tutto ciò si regga in piedi, nodo cruciale è anche quello dell’assistenza, che Imesa taglia su misura tramite un servizio completamente gestito in casa propria. Non solo intervenendo via Gsm per fornire soluzioni in tempo reale alla criticità di un qualche processo in corso a migliaia di chilometri di distanza. Ma avvalendosi anche delle prestazioni di assoluta eccellenza di Asac, azienda informatica acquisita da Imesa, in modo che possa produrre hardware e software all’interno del gruppo.
Famiglia allargata, in linea con i tempi. •
IMESA SpA
Via degli Olmi 22 – 31044 CESSALTO TV Italy
Tel./Ph. +39 0421 468011 Fax + 39 0421 468000
imesa@imesa.it – www.imesa.it
Rivista Detergo Settembre 2017
di Stefano Ferrio